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Moschino porta la Spagna a Milano

Paesi assolati, caldi, esotici, sensuali. La Spagna e il New Mexico, il sud dell’Arizona e Santa Fe. È il ridisegno di una mappa, un continuo esplorare, quello che racconta la collezione Moschino per la primavera estate del 2012.

Paesi assolati, caldi, esotici, sensuali. La Spagna e il New Mexico, il sud dell’Arizona e Santa Fe. È il ridisegno di una mappa, un continuo esplorare, quello che racconta la collezione Moschino per la primavera estate del 2012.

Ecco la giacca dell’abito da torero, quella dell’elaborato e sexy Traje de luz, trasformarsi in una mini cappa. Senza perdere la sua identità, anche se accoppiata a uno short.
E che con la stessa facilità, diventa un giubbotto “chiodo”.

Così come il poncho navajo si scompone in frange di perline, che ricoprono interamente una gonna cortissima o decorano le spalle di un delicato soprabito nero; o ancora, trasferisce i suoi disegni sul ricamo, applicato e lavorato con il tripolino, che mima un pizzo macramè; infine, si mimetizza nel patchwork di seta e pizzo dei lunghi abiti a sottoveste.

Le frange migrano ancora e si spostano sui lati di una tuta di crêpe de Chine o su un abito di suède.

È un gioco della fantasia che mescola luoghi e forme, quello che racconta la collezione, perfino quando si riempie dei bagliori dell’oro, ricordo di pepite introvabili e che qui diventano le paillettes bruciate che rivestono interamente un abito.

Come sono i ricordi di una giacca di Mariachi, quelli a cui riporta una gonna di pizzo, sdrammatizzata da ironici campanelli applicati.

Nel continuo scoprire delle forme, la silhouette sottile dei pantaloni non stride con quella delle gonne che sembrano animate da un movimento basculante, grazie agli orli di crinolina.

E oro, ancora, sui cordoncini di scarpe a zeppa che avvolgono la gamba. Oro nei bracciali laccati di nero all’esterno. Oro che emana caldi bagliori, non solo una sensazione, ma riflesso di una cultura di solarità: attraverso fiori con petali a forma di cuore e fiori tropicali dalle forme innaturali, per gonne e abiti stampati.

Così come da Moschino non stride un chiodo di pelle che recita: “Make Up Not War”, la collezione primavera/estate 2012, riesce con un’operazione ardita che cambia forme, sensi e significati ai pezzi classici di un abbigliamento senza tempo.

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