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Sfila a Milano la primavera di Albino

Una nuova estetica si plasma. Volumi pieni e vuoti si alternano. Un decorativismo a tratti baroccheggiante si manifesta su strutture morbide e pure.

Una nuova estetica si plasma. Volumi pieni e vuoti si alternano. Un decorativismo a tratti baroccheggiante si manifesta su strutture morbide e pure. Una femminilità rilassata e disinvolta che cerca di evitare qualsiasi referenza stilistica, anche se emergono vaghe citazioni al minimalismo giapponese degli anni ’90 o ad un certo glamour anni ’70 molto YSL.

La silhouette è fluida, le forme sono ampie e allungate. Una scenografica esuberanza si presenta in certe costruzioni, dove i tessuti stampati con miniature di motivi neo classici si intervallano a disegni di ispirazione tappezzeria. I tessuti leggerissimi e aerei, come le sete peso piuma, che si arricciano creando giochi chiaro oscurali. Il crepe di lino seta, dall’effetto grezzo e luminoso, è utilizzato nei pezzi sartoriali più ardui. Tute e combinaisons ultralineari e pittoresche si accomodano alla figura tramite pannelli annodati tra di loro in candido popeline ultra battuto o in taffetas multicolore.

Certe anomalie di concetto, come il lungo drammatico di giorno o addirittura beachwear e il classico chemisier oversize ma da cocktail richiamano ad una interpretazione della collezione in chiave barocca: enfatizzare i difetti e giocare sulle contraddizioni in modo teatrale.

L’uso dei colori fa riferimento alla pittura di quegli anni: in particolare a Velazquez e Rubens. I bianchi freddi del marmo e dello stucco, roccia, verdone e pennellate di ocra, corallo e rosa.
 

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