Giorgio Armani dedica al Giappone la sua collezione Giorgio Armani Privé: un omaggio a un popolo coraggioso, di recente duramente colpito, e a una cultura profonda e raffinata alla quale si è spesso ispirato.
Ci sono libri che fanno viaggiare la mente e che incendiano la fantasia.
Mentre Giorgio Armani sfogliava ‘Geisha, a photographic history’ di Stanley B. Burns ed Elizabeth A. Burns, la collezione ha cominciato a prendere forma.
Come dettagli di una fotografia, gli ombrelli di una fila di geishe si sono trasformati nel disegno cinetico, in bianco e nero, di un tessuto.
Il risvolto chiaro del kimono di una geisha seduta, con lo sguardo lontano, si è moltiplicato fino a diventare la trama di un cappotto, ma a fondo nero.
I motivi floreali, frantumati, isolati, ricomposti, sono diventati i protagonisti inconsueti dell’inverno, che tradizionalmente preferisce le geometrie. ù
Nella scelta dei particolari, che così vivamente cristallizzano un lontano senso della bellezza, Giorgio Armani ricompone un suo particolarissimo Giappone.
Rivoluzionato dalla pura linea a colonna, che disegna una silhouette fine e allungata, interminabile, dove il gioco di sfondi piega profondi e piatti dà scioltezza al passo.
Il busto, perfettamente costruito e sostenuto, sale diritto, senza la tentazione di scollature.
Piccole giacche-corpino arrotolano due lunghe falde davanti, in curioso effetto obi che mette in risalto la ricchezza della fodera.
Completamente stampati a fiori, ma con effetto découpage, i cappotti giocano con il volume arrotondato sulla schiena, e la lunghezza delle maniche, raccolte da un laccetto, raggiungono un vertice inebriante di sensualità.
Gli alti tacchi danno un passo spedito, i cappelli di Philip Treacy un tocco ironico e le sfumature di arancio scelte per gli abiti da sera una ventata di ottimismo. Perché sono i contrasti il segno forte della contemporaneità.
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