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Sfilate.it intervista Alessandro Oteri, uno degli shoes designer italiani piu’ quotati all’estero

Sfilate.it intervista Alessandro Oteri

A tu per tu con uno dei designer italiani piu’ amati all’estero, Alessandro Oteri.
Un percorso in ascesa il suo, uno showroom stupendo nel cuore del quadrilatero della moda, una boutique a Macao e una nuova sfida a breve a New York.

Ti aspetti che lui sia cambiato, che la fretta e la corsa al successo lo portino a fissare l’orologio al polso, ma non è cosi…Alessandro ti accoglie gentile come sempre, cordiale, allegro e simpatico. E li capisci che la chiave del successo, quello vero, è rimanere sè stessi sempre e comunque.

La prima collezione di Alessandro Oteri risale al 2005, con scarpe artigianali fatte a mano nel distretto calzaturiero di Parabiago. Dopo sei anni, nel Settembre 2011, l’inaugurazione ufficiale della nuova boutique-atelier di Milano in via Borgospesso 8, nel cuore del Quadrilatero della Moda.

Qui il designer ha riunito un team di professionisti e collaboratori esperti che seguono con coerenza, passione e competenza la strategia pianificata dai membri del nuovo assetto societario.

L’idea è quella di una espansione internazionale che si propone di entrare nel panorama del retail di lusso attraverso l’apertura di boutique monomarca in Europa, Russia, Medio ed Estremo Oriente.

Da Chiavari a Milano, passando per Vigevano. Dalla prima boutique defilata dalla vita della City, a quella nel cuore pulsante della Moda Milano. Da nuotatore  a rinomato stilista dell’alta moda: nel frattempo la società si evolve, le persone cambiano, le idee della moda donna oscillano tra innovazione e richiami al passato, le scarpe di alta moda acquistano sempre più rilevanza fashion.

Quindi nel corso di questi cinque anni ci sono stati un sacco di cambiamenti e novità, di alti e di bassi, ma la costante rimane sempre la stessa: la realizzazione di un prodotto di inestimabile qualità e fattura, di materiali pregiati e di una propensione all’artigianato e all’haute couture.

Leggendo la tua storia scopriamo che, come spesso accade, troviamo momenti positivi ed altrettanti negativi. Se tu iniziassi oggi il tuo percorso, pensi che sarebbe complicato emergere nel panorama degli shoes designer?
“Emergere oggi è molto complicato perché la creatività deve essere supportata da tutto un sistema complesso e che va alimentato e sostenuto finanziariamente, per questo dei bravissimi designer sono impiegati dento famose griffe che cercano di rinnovarsi.
Lo spazio oggi è tutto occupato, però sono convinto che ci sia margine per la crescita e per introdurre nuovi brand. Quello che richiede il mercato oggi è coerenza e costanza, in 2 parole etica e qualità.
Quindi per me si è difficile ma non impossibile”.

Sappiamo che la tua terra natia ligure è stata molto spesso fonte di ispirazione e linea guida del tuo progetto, ma ovviamente tutto non può nascere solo dal mare, quindi il designer come può descrivere qual è la forza dell’ispirazione?
“Ispirazione avviene in qualsiasi momento ed in quelli meno pensati e voluti. Io sono uno che si ama definire materico, perché traggo sensazioni ed ispirazioni dai materiali.
Le radici e i luoghi dove sei nato e cresciuto sono innegabili per la formazione del gusto e per la formazione della creatività, che ormai è acquisita. L’ispirazione è ovunque intorno a noi, si cattura con la sensibilità, la fantasia e l’immaginazione sono quelle che la trasformano, l’artigiano è colui che riesce a realizzarla”.

Osservando la tua nuova collezione Anthology F/W 12-13, si rimane piacevolmente sorpresi dalla palette cromatica, che dà una sferzata di energia: “Arancio vivido, Zafferano, Cedro e Mela”.

Da cosa nasce tale scelta?
“Dall’emozione. L’emozione perché i colori sono fondamentali, questi colori speziati ed agrumati che d’inverno trovo molto caldi mentre ho voluto tradurre il mare in un colore ottanio e la natura con i colori dell’orchidea. La collezione verte su questi temi a me cari e fondamentali.
Il vero lusso sono lo spazio ed il tempo ma l’oggetto è ciò che ci permette di assaporarlo”.

Un’altra costante della tua carriera è la scelta del  nome della collezione “Anthology”: cosa rappresenta?
“Quando ho iniziato ho capito che la mia vocazione era il classico e renderlo attuale.
Anthology è una parola moderna che richiama i libri classici, come quelli della scuola, dove trovavi tutto dentro, ora tutto è già stato scritto ed è da rileggere, riproporre, riaggiornare… Da qua nasce l’Anthology”.

La qualità delle scarpe è sotto gli occhi di tutti, ma che tipo di donna le potrebbe calzare? Sofisticata o di tutti i giorni?
“Tutt’e due, perché il mio sogno è fare oggetti per tutti, per ogni momento della giornata, senza andare oltre ma sapendo di andare oltre, essendo consapevoli ed onesti, l’oggetto va capito ed amato.
La scarpa ha la funzione principale della comodità e di accompagnare la donna nella giornata, ovunque, che sia al lavoro, che sia mamma o che sia semplicemente donna”.

Immaginiamo un percorso a ritroso: dalla scarpa, riavvolgendo il nastro, cosa troviamo all’inizio? Un’ immagine, un’idea, o un’emozione?
“Un’immagine, un’idea, un’emozione… cioè un sogno”.
Emilia Santelia

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