Al Palazzo Reale di Milano espone Dario Fo, titolo: ”Lazzi sberleffi dipinti” (dal 24 marzo al 3 giugno), una carrellata di quattrocento opere (tele di grandi dimensioni, disegni, collage, burattini, maschere e oggetti di scena) che punteggiano le sale del piano nobile del palazzo per celebrare il Fo-universo, in un tripudio di colori e stili.
La mostra si snoda attraverso un percorso ad aree tematiche che ripercorre la storia della satira, dall’antica Grecia ai giorni nostri. Satira come strumento di informazione e di denuncia delle ingiustizie quotidiane. In queste opere i personaggi lodati o messi alla berlina sono quelli piu’ influenti, da Saviano a Berlusconi, dai parlamentari a Marchionne; non meno ridicolizzati i personaggi in cerca di vanagloria.
Un altro tema rappresentato e’ quello sociale, con dipinti che rappresentano lo sbarco a Lampedusa, le guerre africane, la prostituzione minorile e la strage di innocenti in Siria. Ma anche scene di cronaca come gli operai milanesi saliti su delle torri per farsi sentire perche’ hanno perso il proprio posto di lavoro.
Tanti anni fa, Franca Rame, iniziò a raccogliere tutti i disegni di Dario bambino («A soli 10 anni – racconta il premio Nobel per la letteratura – mi divertivo a fare ritratti») e poi divenuto artista, teatrante, istrione del palcoscenico. Franca li ha messi da parte, con estrema cura.«Oggi abbiamo provato a contarli, e i disegni sono circa 15mila», spiega Fo.
Dario Fo ha bisogno di ben poche presentazioni: straordinario uomo di teatro e Premio Nobel per la letteratura nel 1997, è noto anche per il suo impegno sociale. Non tutti però lo conoscono come pittore, nonostante questo linguaggio abbia accompagnato da sempre la sua attività teatrale e l’abbia anzi preceduta.