Guillermo Mariotto sorvola con leggerezza e coscienza, il mondo della rinascita. Lo scorso anno, aveva portato in “scena” il volto nuovo del popolo americano, quest’anno si è fermato sulla tragedia di Haiti e da questa è partito per la sfilata primavera/estate 2010 della Maison Gattinoni.
Rinascere o morire, dice il poeta haitiano, Frank Etienne. Rinascere, subito, velocemente. Riprendere fiato e ricominciare a vivere, salvarsi non basta, bisogna ripartire, riprendere il viaggio. “Rinascere”, questo il nome della collezione e questo l’augurio della Maison per il popolo devastato dal terremoto. Una splendida modella di colore in abito nero, fasciato in vita da una cinta tempestata di vetri, apre la sfilata romana. Un’infinità di simboli concentrati in un abito da sera, sotto la musica assordante di tamburi lontani. Per rinascere bisogna essere leggeri, svegliarsi col disincanto dell’infanzia.
Mariotto passa al bianco, con una serie di T-shirt couture da portare con calze ricamate e guanti. Hanno applicazioni a rilievo o ritagli ed il collo di organza che arriva al mento. Si intravvedono farfalle e fiori di garza, insieme alle smorfie giocose delle cinque modelle, che portano in passerella l’allegria. Le sofisticate giacche di questa primavera sono corte di shantung e organza oppure lunghe e raccolte, con tesserine di colore sfumato sovrapposte, o tanti strati di seta. I colori della collezione sono tenui: rosa, acqua marina, lilla.
A volte sono combinati tra loro, come per la camicia grigio-rosa, con le maniche al vento che si liberano della braccia e svolazzano attorno ai pants morbidi. Per la sera gli abiti hanno una doppia lunghezza e lasciano scoperte le gambe. Oppure sono al ginocchio, ritagliati sul corpo, con importanti colli-scultura. Quando esce Guillermo Mariotto, l’applauso cresce e scatta in passerella anche Enrico Lucci, fino a quando la sciarpa bianca dello stilista, non colpisce scherzosamente la faccia tosta della jena. Nel parterre, le donne di “sotto le stelle”, Maria Concetta Mattei, Margherita Gambassi, Cecilia Capriotti, poi Lella Bertinotti, Ela Weber e Marta Flavi.
Annamaria Di Fabio