Da Gucci cambia tutto, anche il set della sfilata, che scommette sull’imperfezione pensata da Alessandro Michele.
Sullo sfondo la città contemporanea: luogo di imprevisti, fratture, scarti e amnesie.
Ma soprattutto luogo dove si mescolano realtà e desiderio, testimonianze e profezie, tracce di mondi pre-esistenti e barlumi di mondi in gestazione: indizi necessari per produrre nuove grammatiche e prefigurare inedite possibilità di esistenza.
“È davvero contemporaneo chi non coincide perfettamente col suo tempo né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale; ma, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire e afferrare il suo tempo.
La contemporaneità è quella relazione col tempo che aderisce a esso attraverso una sfasatura.”
(G. Agamben)
Sulle passerelle sfila una donna dall’aria androgina e chic, una femminilità che gioca sull’ambiguità con gonne longuette di pelle plissettata oppure in pelle, dai forti tocchi vintage.
Una soglia di contaminazioni temporali per il prossimo autunno inverno 2015/16 della Maison dove, sopravvivenze del passato si intrecciano a pref igurazioni di futuro.
In questa cornice, alcuni frammenti dimenticati vengono riammessi in nuovi orizzonti di senso: fiori rubati da tappezzerie abbandonate in una soff itta, uccelli che ricamano preziose promesse d’amore di gusto georgiano, abiti con pieghe cariche di memorie.
Si tratta di dettagli intempestivi, disturbi esemplari, sfasature e diacronie che rivendicano l’inattualità come f iltro per accedere a una migliore comprensione del presente.
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