Sono sempre lunghi i suoi viaggi. Hanno una memoria infinita, che ripropone ogni volta un pezzetto di storia, un ricordo remoto. Marella Ferrera, come sempre, parte dalla gente della sua Sicilia, quella che con dolore ha navigato per approdare nell’ignoto del “nuovomondo”.
La sfilata romana apre con frammenti di parole in dialetto. Marella Ferrera, recupera dai piroscafi i sacchi merci fatti di juta, per ricomporre il primo abito della collezione primavera-estate 2011. Poi diventa più forte il richiamo alle sue origini, a quelle donne cariche di pizzi e scialli neri a segnare il lutto, o colorati per le giornate di festa. S’intrecciano le reti, il filet, le giacchine corte fatte all’uncinetto.
Una sapiente sovrapposizione di tessuti leggeri e diversi per una combinazione di grande equilibrio. Ma su tutto, prevale il ricordo attraverso le foto sbiadite, ingiallite dal tempo e dal viaggio, dei propri luoghi e dei propri cari. Ogni capo è segnato da una foto, un ciondolo, oppure tanti intarsi che lasciano ondeggiare piccole tesserine sul corpo.
Mai, deve essere abbandonato il fardello della propria memoria. Nessuno, potrà mai rubare l’unica ricchezza di chi è partito: il ricordo.
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