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Storie di moda

L’intervista a Matteo Perin, lo stilista che veste John Travolta

Con le sue gag divertenti e la sua forte presenza scenica, John Travolta è stato il protagonista assoluto del 71° Festival di Cannes. Merito, anche, del suo look fine ed elegante. L’attore ha partecipato alla kermesse con il film Gotti, di Kevin Connolly dove interpreta lo spietato boss dei Gambino John Gotti. A firmare gli abiti da lui indossati nel film e sulla croisette è stato lo stilista italiano Matteo Perin.

Matteo, com’è andata a Cannes?
A Cannes è andata benissimo. È stata una grande esperienza, soprattutto visti tutti i commenti positivi per il lavoro fatto nel vestire mr. John Travolta.
Parliamo degli abiti che hanno sfilato sulla croisette. Che idea ti sei fatto?
Bè, mi fa sempre piacere vedere abiti, specialmente in queste situazioni. Sono molto curioso e mi soffermo a guardare i look delle persone che passano. C’erano molte persone vestite veramente bene, e quando dico bene, non intendo con abiti dell’ultima moda, ma intendo in modo elegante e con uno stile senza tempo.

Hai studiato i look di John Travolta per il red carpet. Hai fatto di testa tua oppure ti ha dato delle indicazioni precise?
Solitamente faccio di testa mia, poi ovviamente propongo l’idea al cliente, visto che dovrà essere lui/lei poi ad indossare le mie creazioni. Al massimo rivediamo qualche dettaglio, qualche tessuto, e poi via.

In passato è stato vestito da grandi brand come Armani e Brioni, che effetto ti fa aver preso in mano il loro testimone?
Sinceramente sono profondamente onorato che mr. Travolta abbia preferito me, il mio stile, la mia cura per i dettagli e il mio servizio ad-hoc. Mi fa ancor più piacere sapendo che è stato vestito da grandi stilisti e brand, quindi la sua scelta mi fa sognare e pensare di essere sulla strada giusta per fare grandi cose.

Hai firmato anche gli abiti da indossati da John Travolta nel film “Gotti “di Kevin Connolly in cui l’attore interpreta uno spietato boss dei Gambino, una delle famiglie mafiose più potenti degli Stati Uniti. Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato?
Difficoltà grosse non le ho trovate, mi piacciono le sfide. Quando la costumista del film, Olivia Miles, mi chiamò pensai che fosse uno scherzo, poi le chiesi chi le aveva dato il mio numero, visto che lavoro per passaparola. Centrare il look esatto, che rappresentasse John Gotti e al tempo stesso fosse il migliore per John Travolta, è stato impegnativo dal punto di vista concettuale, ma devo dire di essere soddisfatto del risultato finale.

Quali altri personaggi illustri e celebrità hai vestito?
Per me qualsiasi persona che mi ingaggia per creare pezzi unici (siano abiti, valigeria da viaggio, gioielli, arredamento per la casa etc) è una persona illustre o celebrità. Ci tengo moltissimo e tratto tutti allo stesso medesimo modo, non faccio trattamenti speciali in base a chi è la persona. Comunque vesto persone del cinema e della musica, ma anche industriali di livello mondiale, dottori e amanti del buon gusto.
È difficile star dietro ai desideri e ai capricci dei divi?
Sì, se decidi di starci dietro. No, se decidi che non fa parte della tua politica. Io sono molto diretto e i desideri cerco sempre di accontentarli, se possibile, ma i capricci non fanno parte del mio mondo. Una persona con classe non è capricciosa, sa cosa vuole e questo mi stuzzica dal punto di vista creativo.

È più facile vestire gli uomini o le donne?

A me piace molto vestire anche l’uomo. Penso che spesso non sia in gran luce. Un uomo vestito nel modo corretto per l’occasione, può avere molte reazioni positive. Una donna ovviamente è più guardata e ammirata per i propri look. Entrambi hanno le proprie sfide, soprattutto quando devi vestire persone normali e non solo modelle con misure e forme standard. La donna, però, è sempre la donna: c’è un sapore cosi poetico nel creare un abito da donna che fluisce e accarezza le sue curve. Come creare un capo da uomo che si adatta perfettamente al suo corpo e lo avvolge delicatamente, come se non ci fosse nemmeno.

Qual è la filosofia che sta dietro alle tue creazioni?

Passione, qualità, artigianalità, dettagli, cura della persona e desiderio di realizzare creazioni che si abbinino perfettamente con la persona, tanto da diventare tutt’uno (ma non troppo) evitando la banalità. Per me è fondamentale ci sia armonia.

Quali sono i tessuti che prediligi e perché?
Mi piace tantissimo la seta. E sono un amante del cashmere, super fino: lo uso per qualsiasi cosa.
Nel corso degli anni, il tuo luxury brand si è espanso oltre l’abbigliamento e gli accessori personali per abbracciare, tra le altre cose, gli elementi d’arredo di lusso per automobili, yacht e jet privati. Perché questa scelta?
Io sono curioso di natura, mi chiedo sempre come vengono realizzati certi articoli etc. Poi con il tempo lo stile di vita di molti clienti è cambiato e quindi sono arrivate più richieste. Quindi, dato che sono un creativo, non mi sono nemmeno chiesto dove potessi trovare certe cose: le ho studiate, disegnate e poi ho trovato gli artigiani migliori per portarle in vita.

Le tue proposte stilistiche non sono pensate per il grande pubblico, ma per un’élite della moda. In futuro ti piacerebbe allargare il tuo raggio d’azione?

Certo, mi piacerebbe moltissimo. Ovvio che per creare un grande brand, bisogna partire da un punto e poi servirebbe un gran team. Comunque, sinceramente, di grandi brand ce ne sono tantissimi, di medi brand pure, nascono tutti i giorni. Però di persone come me, appassionate e creative, che vogliono curare i clienti e le loro esigenze nei minimi dettagli (non facendosi problemi a viaggiare 10 mila km per andare a trovarli, per dar ad ognuno di loro un servizio ad-hoc e di altissimo livello, portando con sé tutto il meglio che il Made in Italy ha da offrire) non ce ne sono molte.

È un gran sacrificio, ma ci sono tantissime soddisfazioni tra cui quella di riuscire a valorizzare l’artigianato italiano, il mestiere e l’abilità che c’è dietro. Vorrei contribuire ad amplificare questo settore, riuscendo a dare lavoro a tanti artigiani italiani.

Di Sonia Russo
crediti foto: Andrea Raffin

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