La Copenaghen Fashion Week si afferma come leader della moda sostenibile, lanciando tendenze globali e ridefinendo l’estetica attraverso innovazione, materiali ecologici e un mix di creatività responsabile.
A Copenaghen la moda ha conquistato un ruolo di primo piano nel panorama internazionale grazie alla capacità di coniugare estetica e responsabilità ambientale. La città danese si propone come un vero e proprio laboratorio di innovazione, dove designer emergenti e marchi consolidati sperimentano nuove soluzioni sostenibili. La scelta di posizionarsi strategicamente nel calendario globale, a gennaio e agosto, permette a questa settimana della moda di distinguersi senza entrare in competizione diretta con le capitali più blasonate come Parigi e Milano.
Ciò che rende unica questa fashion week è la sua capacità di creare connessioni con altre realtà che condividono una visione simile. Berlino, con il suo spirito avanguardista, è una delle città con cui esiste un dialogo continuo, mentre Londra ha recentemente adottato alcune delle sue direttive green. Questo approccio collaborativo sta ridefinendo il settore, rendendo sempre più concreta l’idea di un’industria più etica e consapevole.
Il futuro della moda passa da Copenaghen
L’edizione autunno-inverno 2025/2026 ha confermato il ruolo di Copenaghen come fucina di tendenze originali. Il minimalismo scandinavo ha trovato nuove forme espressive, con tonalità neutre come il marrone mocha mousse di Pantone che hanno dominato lo street style. Sulle passerelle, invece, si è osato con volumi strutturati e texture plissettate, enfatizzando una fluidità genderless sempre più presente nelle collezioni contemporanee.
Tra le proposte più curiose emerse durante la settimana, il layering ha assunto una nuova funzione estetica e pratica. Il dettaglio più insolito? I calzini portati sopra le scarpe, un’idea che fonde sperimentazione e funzionalità in perfetto stile nordico. Anche gli accessori hanno giocato un ruolo chiave, come cinture asimmetriche create con materiali di recupero e copricapi scultorei hanno definito look innovativi.

L’office core – il vestirsi da ufficio – ha trovato un’interpretazione fresca grazie a marchi emergenti come Bonnetje, che ha ridefinito l’abbigliamento formale attraverso un gioco di decostruzioni e dettagli inaspettati. Il risultato è stato un mix di sartorialità e ironia, capace di reinventare gli elementi più classici del guardaroba da ufficio, portando letteralmente in passerella tende, fogli e busti trasparenti.
Oltre alle tendenze estetiche, il vero punto di forza della Copenaghen Fashion Week è il suo impegno concreto nella sostenibilità. A differenza di altre fashion week, dove il tema green è spesso un’aggiunta marginale, qui rappresenta un requisito imprescindibile per i brand partecipanti. Le collezioni devono rispettare rigorosi standard ambientali, promuovendo pratiche produttive responsabili e innovative.

Questo approccio sta influenzando l’intera industria, spingendo sempre più marchi a ripensare il proprio modello produttivo. L’idea che una moda più etica sia anche esteticamente affascinante sta finalmente prendendo piede, e Copenaghen ne è il principale motore di cambiamento. Sarà proprio questo il modello a cui guarderanno le altre capitali della moda nei prossimi anni?