eleganza

E’ l’uomo meglio vestito di tutti i tempi, con l’inconfondibile particolare dell’orologio sul polsino

Un dettaglio insolito, un uomo inimitabile. L’orologio sul polsino non era un caso, dietro lo stile si nascondeva molto più di un semplice vezzo.

Se c’è un uomo che ha reso l’eleganza un’arte, quello è Gianni Agnelli. Sempre abbronzato, impeccabile senza sforzo, simbolo di un’Italia che si faceva guardare con orgoglio. Per oltre trent’anni ha guidato la Fiat, ha avuto un piede in politica, una passione per lo sport e un carisma che bastava da solo a riempire una stanza. Ma la sua vera magia era lo stile. Non importava cosa indossasse, riusciva a farlo sembrare la scelta più giusta possibile. Un vecchio cappotto con la martingala? Perfetto. Giacca e pantaloni presi da due abiti diversi ma simili? Eleganza pura.

Più rompeva le regole, più diventava un punto di riferimento. Era l’Avvocato, e quando faceva una cosa, automaticamente diventava moda. Il suo segreto? Uno stile che mescolava snobismo, cultura internazionale, radici borghesi e una dose naturale di classe. Vogue lo ha inserito tra i 50 uomini più eleganti del mondo appena una settimana prima che ci lasciasse. Un riconoscimento che, diciamolo, era praticamente scontato. Ma cos’è che lo rendeva davvero unico?

Tra classe e anticonformismo: il segreto dello stile di Gianni Agnelli

Gianni Agnelli non si faceva mai trovare impreparato, nemmeno nelle situazioni più informali. La camicia era un pilastro del suo guardaroba, come una seconda pelle. Anche quando il rigore dei blazer lasciò spazio alla comodità dei maglioni, il colletto restava sempre ben visibile. In vacanza preferiva una versione più leggera, una polo di lino bianca con le maniche arrotolate, portata con naturalezza, come se fosse nata per stare addosso a lui. Ma c’era una cosa su cui non transigeva: la mezza manica. Nemmeno sotto tortura avrebbe rinunciato a un po’ di stoffa in più sulle braccia. Un vezzo? Forse, ma di sicuro una scelta che ancora oggi ha senso.

Gianni Agnelli
Tra classe e anticonformismo: il segreto dello stile di Gianni Agnelli – foto Ansa – sfilate.it

L’eleganza di Agnelli non era mai rigida, eppure la giacca e i pantaloni abbinati erano una sorta di regola non scritta. Non si accontentava di abiti qualunque, li faceva realizzare dalle migliori sartorie tra Milano, Napoli, Londra e New York. Aveva un debole per i completi grigi, meglio se in flanella leggera, con tagli doppiopetto e revers generosi. Ma non li indossava solo in occasioni importanti, perché per lui non c’era differenza tra la fabbrica e lo stadio… ovunque andasse, la cura per i dettagli rimaneva intatta. Eppure, il dettaglio che ancora oggi lascia il segno non è il doppiopetto, né i tessuti pregiati. È un oggetto piccolo, ma capace di raccontare chi era: l’orologio portato sopra il polsino.

Un gesto semplice, apparentemente casuale, ma che in realtà racchiudeva tutta la filosofia del suo stile. Perché Agnelli metteva l’orologio in quel modo? Alcuni dicono fosse per comodità, per controllare l’ora senza perdere tempo a spostare il polsino. Altri giurano che fosse per evitare di rovinare il bordo della camicia con la corona dell’orologio. Ma la verità è che, qualunque fosse il motivo, è diventato un segno distintivo.

Gianni Agnelli
Il dettaglio dell’orologio sul polsino – sfilate.it

Non era solo una questione di orologio, ma di atteggiamento. Un uomo che piega le regole dello stile senza mai sembrare fuori posto ha qualcosa di magnetico. Il suo modo di portare il denim ne è un altro esempio, ignorava senza problemi le regole classiche e accostava giacche e pantaloni in lavaggi leggermente diversi, creando un effetto che su chiunque altro sarebbe stato un disastro, ma su di lui funzionava alla perfezione. Semplice fortuna? No, era il risultato di una sicurezza e una personalità che pochi potevano permettersi. Il punto è tutto qui: Agnelli non si limitava a seguire la moda, la creava senza nemmeno volerlo.

Forse è per questo che, a distanza di anni, il suo stile continua a far parlare. Nessuno ha più indossato l’orologio sopra il polsino con la stessa disinvoltura, eppure quel dettaglio continua a essere ricordato. Era una trovata pratica o una piccola provocazione? Probabilmente entrambe le cose. Ma soprattutto, era una firma, un modo per dire al mondo: questo è il mio stile, e non c’è nessuno che lo porta come me.

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