Chi pensa che le soap siano solo melodramma e sguardi intensi tra un close-up e l’altro, forse dovrebbe dare un’occhiata più attenta a Beautiful.
Non so voi ma io sono particolarmente affezionata a Beautiful (The Bold and the Beautiful), la guardavo sempre con mia madre e ho sempre adorato le sfide di moda che la storia presentava. Dietro quelle silhouette patinate, c’è un lavoro che va ben oltre la finzione televisiva. E no, non stiamo parlando solo di costumi di scena. Perché ciò che sfila sullo schermo, spesso, potrebbe tranquillamente trovarsi sulla passerella della fashion week. E in alcuni casi, lo è stato davvero.
Trent’anni fa iniziava la messa in onda italiana di Beautiful. E da allora, non ha mai rallentato. Con una produzione che sfiora l’assurdo – migliaia di ore girate, centinaia di set, una valanga di copioni – è entrata di diritto nel Guinness dei primati. Ma non è solo questione di numeri. È l’immaginario che ha costruito, quel mix di glamour e dramma, ad aver lasciato il segno. Soprattutto se pensiamo ai Forrester, una famiglia che nella trama crea moda, ma che nella realtà… pure.
I volti dietro i guardaroba: chi veste davvero i Forrester
Una delle figure chiave è stata Glenda Maddox, che per anni ha firmato lo stile dei personaggi principali. Il suo lavoro non si limitava a scegliere un vestito carino: c’era una vera e propria costruzione stilistica dietro ogni scena. La Maddox ha saputo leggere i cambiamenti nei personaggi, nei loro stati d’animo, e li ha tradotti in colori, tessuti, tagli. Brooke in chiffon chiaro quando si finge fragile, Taylor in tailleur scuro quando torna combattiva, tutto calcolato.

Quando nel 2021 è arrivata Jeresa Featherstone, la serie ha avuto una svolta visiva. Lei, giovane, con un passato nella moda street e uno sguardo fresco, ha iniziato a cambiare il modo in cui guardiamo i Forrester. I suoi costumi hanno iniziato a parlare un linguaggio più attuale, senza perdere l’impronta elegante e un po’ teatrale che da sempre caratterizza la soap.
Brooke, Eric e Ridge sono rimasti delle icone, ma con dettagli nuovi, più vicini alle tendenze del momento. Jeresa ha ricevuto molti riconoscimenti, e non solo dentro l’industria delle soap. Perché il suo lavoro è stato capace di attirare l’attenzione anche di chi normalmente non guarda questo tipo di programmi. Non è semplice vestire personaggi che parlano da decenni e farli sembrare ancora rilevanti, ma lei ci è riuscita.

Una delle cose più sorprendenti è che Beautiful non si limita ai costumi interni. Nel tempo, ha aperto le sue porte anche alla moda vera. In alcune puntate, tra le sfilate dei Forrester, sono apparse creazioni firmate da stilisti reali. Uno su tutti: Paolo Sebastian, designer australiano noto per i suoi abiti da sogno, è finito nella serie con i suoi vestiti di tulle e ricami. In un certo senso, la soap si è trasformata in una passerella parallela, dove fiction e moda si sono intrecciate a tal punto che non era più così facile distinguere tra una stilista fittizia come Hope Logan e un creativo in carne e ossa.

E i premi? Non sono mancati. Beautiful ha vinto più di un Emmy per i costumi. Significa che l’industria riconosce il valore narrativo ed estetico di quello che vediamo sullo schermo. Non si tratta solo di bellezza, ma di stile coerente, di attenzione ai dettagli, di capacità di raccontare i personaggi attraverso quello che indossano. E quando pensi che una soap opera, spesso sottovalutata rispetto alle serie “serie”, riesca a imporsi su questo piano, ti rendi conto che forse abbiamo guardato tutto con un po’ di snobismo. C’è molto più lavoro lì dentro di quanto sembri.
La verità è che i vestiti di Beautiful sono parte del DNA della serie. Raccontano chi comanda in famiglia, chi sta per crollare, chi si è appena vendicato o chi ha qualcosa da nascondere. La moda, in questo contesto, è struttura narrativa. E, soprattutto, è credibile. Perché in un mondo dove le passioni si consumano in un attimo e i matrimoni durano quanto una puntata, l’unica cosa che resta costante è lo stile.