Il ritorno di CK One con una nuova fragranza intensa celebra trent’anni di profumo unisex, tra memoria olfattiva e desiderio di freschezza contemporanea, capace di parlare anche alla generazione Z.
Trent’anni fa bastava avvitare quel tappo opaco, passarsi un po’ di profumo sul collo, e si entrava subito in una nuova idea di libertà. CK One è stato più di un lancio, è stata, una presa di posizione, un modo di annusare il mondo che non faceva domande e non chiedeva etichette. Non era il primo profumo unisex della storia, certo. Ma il modo in cui Calvin Klein lo ha proposto – essenziale, pulito, diretto – ha segnato qualcosa. Soprattutto in un’epoca in cui tutto sembrava dover appartenere a una categoria ben precisa.
Il tempo è passato, ma CK One non ha mai davvero lasciato la scena. Ha cambiato pelle più volte, si è aggiornato, si è moltiplicato. Ora, per i suoi trent’anni, torna con un’edizione che guarda avanti ma senza tagliare il filo con il passato. Per chi lo ha vissuto allora è un piccolo déjà vu, per chi lo incontra oggi è un profumo che sa parlare anche alle nuove generazioni. Il contesto è cambiato, le sensibilità pure, ma quella voglia di sfuggire alle definizioni è ancora nell’aria.
CK One Essence: lo stesso spirito, un nuovo linguaggio: la sfida di reinterpretare un classico
Il primo CK One usciva nel 1994, ma sembrava arrivare da un futuro dove maschile e femminile non erano più due binari separati. In realtà, non inventava nulla. Il concetto di unisex era già noto nella storia della profumeria, ma era sempre rimasto in una nicchia. Quello che fece Calvin Klein, insieme ai nasi Morillas e Fremont, fu renderlo pop. Impossibile dimenticare la campagna fotografata da Steven Meisel, con un gruppo di volti androgini e fuori dai canoni, tra cui una giovanissima Kate Moss.
Le sue note, fresche ma non leggere, costruivano un equilibrio insolito, in cui bergamotto e cardamomo aprivano la strada a un cuore floreale speziato e un fondo morbido ma definito. Era difficile classificarlo ed era proprio questo il punto. Per molti adolescenti di quegli anni, era il primo profumo acquistato o ricevuto in regalo. Un passaggio simbolico, il primo gesto di bellezza personale non legato a un genere, ma solo a un’identità che stava prendendo forma. E mentre i flaconi invadevano le mensole dei bagni condivisi, CK One diventava una colonna sonora olfattiva di un’epoca.

Oggi, a trent’anni di distanza, CK One si presenta di nuovo. Il nome è CK One Essence. L’idea è quella di rendere omaggio all’originale senza ripeterlo. E chi meglio di Alberto Morillas, autore del primo, poteva firmarne la nuova versione? Questa volta ha puntato su una concentrazione maggiore e su materie prime più attente all’ambiente. Il tè verde ora è biologico, il gelsomino è più presente, più brillante. I muschi, sviluppati con nuove tecnologie, danno struttura senza appesantire.
La Gen Z, si sa, ha un altro modo di vivere i profumi: più fluido, meno legato ai momenti formali. Si cerca autenticità, durata, ma anche qualcosa che non suoni già sentito. In questo senso Essence è un esercizio di equilibrio, ha una struttura solida, ma resta trasparente. La bottiglia è la stessa, o quasi. Un po’ più lucida, ma ancora riconoscibile. Come se Calvin Klein volesse dire che certe idee non invecchiano. Cambiano le formule, cambiano i modi di raccontarle, ma alcune intuizioni restano.
CK One ha sempre parlato a chi non voleva scegliere tra categorie, ma solo tra quello che sentiva giusto per sé. E in fondo è per questo che, dopo trent’anni, c’è ancora spazio per lui. Anche oggi che tutto sembra frammentato, avere un profumo che non chiede niente se non essere indossato, può essere una piccola forma di libertà.