Pierpaolo Piccioli riuscirà a farci amare Balenciaga? Ecco come finisce l’era della provocazione

Quando una maison cambia direzione creativa, si accende subito un certo tipo di attesa. Non solo per capire come cambierà lo stile, ma che cosa cambierà davvero.

Con Balenciaga, poi, la questione si complica. Per anni il brand è stato sinonimo di shock, ironia e letture spietate del presente. Ora, con l’arrivo di Pierpaolo Piccioli, tutto si sposta su un altro piano. La domanda non è solo se il pubblico accetterà la svolta, ma se la moda stessa è pronta a voltare pagina. E se questo cambiamento sarà una pausa o un vero nuovo inizio. L’ufficialità è arrivata da poco, ma il tono con cui è stata comunicata dice già molto: c’è più calore, più umanità, meno cinismo.

Non è un semplice cambio di poltrona. La nomina di Piccioli segna la fine di un linguaggio aggressivo che ha dominato per anni, tra comunicati freddi e rimozioni silenziose. Qui c’è stata invece una lettera, scritta da chi entra, piena di rispetto per chi c’era prima. Con nomi citati uno per uno, anche quelli meno celebrati. E in questo gesto, che sembra piccolo ma non lo è, si legge un’intenzione precisa: chiudere con la narrativa dell’ego per aprire una fase più collettiva.

Piccioli non arriva da solo: porta un’idea diversa di leadership

Sotto il comunicato ufficiale, c’è un dettaglio che spicca più delle dichiarazioni aziendali: quella lettera. Firmata da Piccioli, ma anche da un’idea diversa di cosa può essere oggi la leadership creativa. Dove fino a ieri regnava la dichiarazione tagliente e la cancellazione del predecessore, oggi arriva un gesto controcorrente, quasi tenero nella sua forma. Citare tutti, anche chi è stato meno fortunato. Ricordare le visioni altrui come fondamento, non come ostacolo. E racconta molto di cosa potrebbe diventare Balenciaga nei prossimi anni: meno interessata a dividere, più attenta a includere.

Pierpaolo Piccioli
Piccioli non arriva da solo: porta un’idea diversa di leadership – foto IG @pppiccioli – sfilate.it

Piccioli ha sempre mostrato attenzione per gli altri. Chi lo conosce nel settore lo sa bene: non è tipo da polemiche o da ego ingombranti. Lo si è visto alle sfilate degli altri, seduto in prima fila non per farsi vedere, ma perché interessato davvero. Ha sempre mostrato un certo rispetto per il lavoro altrui, anche per chi – come Demna – ha fatto scelte stilistiche lontanissime dalle sue. In un sistema dove spesso si entra cercando di fare tabula rasa, lui entra riconoscendo e ringraziando.

Il rapporto tra Piccioli e Balenciaga non nasce oggi. Da tempo si era intuito un suo interesse per l’universo costruito attorno alla maison, con quell’equilibrio instabile tra ironia, decostruzione e teatralità. Alcuni ricordano di averlo visto, anni fa, mentre provava una delle t-shirt couture di Demna, modellata come una scultura con fili metallici. Un dettaglio che oggi suona quasi simbolico. Perché dietro quel gesto c’era già l’idea che anche le provocazioni possono diventare materia di studio, oggetto d’affetto. Piccioli ha sempre preferito ascoltare prima di intervenire. E il fatto che sia stato scelto proprio ora dice qualcosa anche del momento che vive il gruppo Kering.

Pierpaolo Piccioli
Pierpaolo Piccioli entra, ma non cancella nessuno – foto IG @pppiccioli – sfilate.it

Il sistema moda sta cambiando, e non solo per i numeri. Dopo mesi di passaggi creativi frettolosi, qualche segnale sembra indicare una voglia di maggiore profondità. Forse non tanto nei vestiti, ma nel modo in cui si raccontano le scelte. Le lettere, come quella scritta da Piccioli, sembrano voler rimettere al centro le persone. In un settore dove spesso si premia il rumore, stavolta ha fatto effetto il tono basso. Sembra poco, ma in questo momento storico è moltissimo.

Ora tutti aspettano ottobre, quando la prima collezione di prêt-à-porter firmata Piccioli sfilerà a Parigi. Le aspettative sono alte, certo. Ma non tanto per i vestiti in sé – quelli arriveranno e parleranno da soli – quanto per l’aria che porteranno con sé. Il teatro emotivo, la couture poetica, la costruzione sartoriale: sono tutti elementi che lui conosce bene. Ma è possibile che arrivi anche qualcosa di diverso. Non un ritorno al passato, non una negazione del lavoro precedente. Qualcosa di più sfumato, forse.

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