I centrini della nonna non sono mai stati così di moda, ma solo se li usi così: effetto romantico e moderno

In quasi tutte le case c’è un cassetto, una busta, una scatola dove giacciono da anni i centrini ricamati a mano. Regalo di una zia, eredità di famiglia, trovati in fondo a un cassetto durante un trasloco.

Sono belli, lavorati con pazienza, ma il più delle volte restano lì, inutilizzati. Perché sembrano appartenere a un’epoca in cui decorare una credenza con un pizzo bianco era la norma. Oggi invece il rischio è farli sembrare fuori luogo, qualcosa che non si sa bene dove mettere. Ma il punto è proprio questo: non vanno messi dove andavano prima. Vanno spostati, ricontestualizzati, visti con occhi nuovi.

Negli ultimi mesi si sono visti nei contesti più impensabili. Appesi alle pareti, incorniciati come piccoli ricami d’autore, cuciti insieme a formare nuove geometrie per la tavola. Non c’è più nulla di vecchio in un centrino, se cambia l’approccio. Anzi, tutto dipende da come li si fa dialogare con lo spazio attuale. Il vintage oggi non è solo recupero, è anche racconto. E certe trame, se tolte dalla formalità di un mobile scuro, acquistano un’aria fresca, leggera, persino ironica.

Decorare la casa con centrini ricamati: effetto romantico garantito

I centrini ci sembrano superati finché restano legati all’idea di decorazione statica. Il problema non è l’oggetto in sé, ma dove lo immaginiamo. Quando pensiamo a un centrino, ci viene subito in mente il mobile lucido della nonna o il tavolino basso della domenica pomeriggio. Ma se li prendiamo e li spostiamo altrove, le cose cambiano.

Una parete bianca, una cornice semplice, un fondo colorato. Il disegno traforato si trasforma in qualcosa di astratto, quasi grafico. Diventa un dettaglio poetico, non nostalgico. Il punto non è farli sembrare moderni, ma inserirli in ambienti che non li schiaccino sotto il peso del passato.

centrino sul tavolo
Decorare la casa con centrini ricamati: effetto romantico garantito – sfilate.it

Un’altra possibilità, molto interessante, è unirli. Unendoli davvero. Portarli da una sarta, scegliere una base in lino, cucirli uno accanto all’altro in modo irregolare. Si può ottenere una tovaglia da tè, un runner per la tavola, perfino un piccolo plaid decorativo da appoggiare sulla poltrona. Il risultato è delicato, ma non finto. E soprattutto è qualcosa che non si compra, si costruisce. La cosa più bella è che ogni pezzo sarà diverso dagli altri. E anche questo fa parte del fascino.

centrino nel quadro e su bottiglie
Idee creative per riciclare i centrini vintage – sfilate.it

C’è poi chi li usa come stencil, come base per piccoli DIY, o come centratura per tende fatte a mano. Ma anche senza trasformarli del tutto, basta cambiare il loro ruolo. Metterne uno al centro di un vassoio di legno, sotto un vaso grezzo. Usarne uno come copribottiglia per una cena all’aperto. Inserirne uno dentro una cornice a vetro doppio, così da lasciare passare la luce attraverso i ricami. Funzionano perché sono oggetti silenziosi ma ricchi. Fanno da sfondo, ma non si annullano. A volte basta spostarli di venti centimetri per farli sembrare nuovi.

centrino sul tavolo
L’idea semplice che cambia l’ambiente – sfilate.it

Un altro aspetto interessante è che l’uso creativo dei centrini sta tornando anche nel design contemporaneo. Si vedono nei set fotografici, nelle collezioni artigianali, nei progetti di home styling più giovani. Il motivo è chiaro, hanno una texture unica, non riproducibile industrialmente. Il fatto che siano imperfetti, ognuno con una tensione diversa nel filo o una piccola asimmetria, li rende affascinanti. Non si possono replicare, si possono solo interpretare. E questo oggi ha molto più valore della perfezione.

In fondo, tutto parte da una scelta semplice: togliere i centrini dalla scatola e iniziare a guardarli con l’idea che non siano finiti, ma solo in attesa. A volte basta metterne uno su un piano in modo sbilenco, non centrato, per cambiare il registro. O farlo diventare la base per qualcosa che non ha nulla a che fare con la tradizione. È lì che si vede davvero la forza del passato: quando riesce a stare dentro il presente senza doverlo imitare.

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