Routine “green” con scarti di frutta: perché questo trend ha fatto discutere anche i dermatologi

Una routine viso con gli scarti di frutta: dalle bucce di banana agli agrumi, la nuova tendenza green conquista TikTok ma divide i dermatologi. Effetti visibili, ingredienti naturali e qualche rischio nascosto.

Ci sono gesti quotidiani che sembrano innocui, perfino poetici. Come passare la buccia di banana sul viso, oppure tenere da parte le scorze di pompelmo per farne un impacco. Una di quelle cose che impari per caso, magari guardando un video da pochi secondi, e che poi ti rimane in testa. Perché lì dentro, in quel piccolo gesto, ci vedi una rivoluzione: zero sprechi, zero chimica, solo natura e pelle. Una promessa semplice e potente, che seduce proprio perché sembra alla portata di tutti. Ma è davvero così?

Nell’ultimo anno, il fruit peel è diventato uno dei trend più chiacchierati nel mondo della skincare sostenibile. Da un lato, l’entusiasmo di chi trova finalmente una risposta gentile alle esigenze della propria pelle. Dall’altro, i dubbi legittimi di chi si chiede se tutto ciò che è naturale sia anche sicuro. Perché la buccia, simbolo per eccellenza di ciò che si scarta, adesso è protagonista. E con lei anche tutte le contraddizioni che l’upcycle beauty si porta dietro.

Fruit peel: tendenza green o rischio per la pelle?

Il concetto è affascinante: prendere quello che normalmente butteremmo via e trasformarlo in cura. La buccia diventa così un simbolo di attenzione, di rispetto per l’ambiente, ma anche di ingegno creativo. Alcuni brand hanno iniziato a utilizzare estratti di frutta ricavati da scarti dell’industria alimentare, mentre altri hanno cavalcato l’onda del fai-da-te promuovendo contenuti semplici da replicare. Eppure, la pelle non è una superficie qualsiasi. Ha un suo equilibrio, una barriera delicata, e spesso quello che fa bene all’organismo se ingerito non è detto che faccia altrettanto bene se applicato esternamente.

donna con arance
Fruit peel: tendenza green o rischio per la pelle? – sfilate.it

Le bucce di agrumi, ad esempio, sono ricche di vitamina C e acidi esfolianti. Possono illuminare, rendere la pelle più tonica, ma anche provocare irritazioni, soprattutto se usate in modo scorretto o prima di esporsi al sole. La buccia di banana, invece, è idratante e sembra dare un effetto glow immediato. Ma proprio per la sua alta deperibilità, può diventare un ricettacolo di batteri se non utilizzata con attenzione. Tutto ciò che passa da TikTok alla pelle, insomma, ha bisogno di una pausa critica prima di diventare routine.

La questione più delicata riguarda il pH. La nostra pelle ha un pH stabile, lievemente acido, che ne garantisce la protezione. Alterarlo con ingredienti troppo acidi (come quelli contenuti in alcune bucce) rischia di compromettere la barriera cutanea. Con conseguenze non sempre immediate: disidratazione, irritazioni, persino iperpigmentazioni. E non è solo una questione di dermatologia: è anche una questione di metodo. Molti dei contenuti online non danno indicazioni sulle dosi, sui tempi di posa, sulla compatibilità con altri prodotti usati contemporaneamente.

viso irritato
Cosa dicono davvero i dermatologi sul beauty fai-da-te – sfilate.it

Inoltre, non va trascurato il rischio di contaminazione: pesticidi, cere sintetiche e batteri si concentrano proprio nella parte più esterna del frutto. Anche la differenza di pH rispetto a quello della pelle può alterare il microbiota cutaneo, portando a disidratazione o ipersensibilità. A lungo andare, questi gesti, nati con le migliori intenzioni, rischiano di compromettere proprio ciò che volevamo proteggere: l’integrità e la salute della pelle.

Questo non vuol dire che l’upcycle beauty sia da evitare. Anzi. Ma serve consapevolezza. Usare una buccia d’arancia sul viso può anche andare bene, ma solo dopo averla lavata con cura, solo su pelli non reattive, solo per brevi tempi, solo al chiuso. In alternativa, è possibile cercare prodotti che contengano estratti da frutta upcycled, già stabilizzati e testati. O ancora, optare per maschere preparate in casa ma con attenzione alla formulazione: usando lo scarto come ispirazione e non come soluzione diretta.

@byzareefa

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♬ original sound – byzareefa

Forse, la vera lezione che ci lascia questo trend è un’altra. Che siamo pronti a cambiare, a mettere le mani in pasta, a cercare rituali più sostenibili anche nella cura della pelle. Ma senza dimenticare che la pelle è un organo. E come tale, ha bisogno di rispetto. La bellezza non sta nella scorza, ma nella conoscenza di ciò che ci mettiamo addosso.

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