Un oggetto semplice che evoca un’estetica precisa e rassicurante: il richiamo alle case di campagna italiane che si inserisce perfettamente anche in una dining room urbana.
Non so bene quando è iniziata, ma questa mia attrazione per le tovaglie in pizzo sangallo somiglia molto al piacere di sentire il profumo del pane appena fatto o quello della biancheria asciugata al sole. Una cosa che non si cerca, ma che quando c’è, si nota. Sarà che ricordano le estati lunghe dai nonni, quelle cucine luminose con i vetri aperti e il rumore delle cicale, oppure è più semplicemente che oggi, in mezzo a tanti materiali tecnici e texture moderne, un dettaglio in pizzo sembra quasi un gesto affettuoso.
Eppure, lo dico sempre: usare una tovaglia in sangallo (o comunque con merletti) senza far sembrare tutto troppo retrò è un’arte. Il rischio di scivolare nel décor da casa delle zie c’è, ma basta poco per farle cambiare tono e trasformarla in un oggetto di stile, anche in contesti più urbani. Il punto è capirne il linguaggio. Il sangallo non parla la lingua dei pranzi formali né dei minimalismi estremi. È qualcosa di più morbido, di più legato al gesto che all’effetto.
Tavola di campagna o pranzo in città? Il dettaglio che cambia tutto
Non serve avere un casale in Toscana per trovare il contesto giusto a una tovaglia in sangallo. Basta saper leggere lo spazio con un po’ di libertà. In cucina, ad esempio, rende al meglio quando tutto il resto è lasciato andare, senza troppa regia. Piatti spaiati, frutta di stagione al centro, una sedia un po’ scrostata o un bicchiere senza gemello. La tovaglia in pizzo si muove bene in ambienti imperfetti, quelli dove ogni cosa ha il suo ritmo, non quelli che sembrano usciti da un catalogo.
Sulla tavola rettangolare di una sala da pranzo cittadina, invece, la chiave sta nel contrasto. Un piano scuro, magari in legno massello o in marmo, e una tovaglia bianca con bordo lavorato: il mix funziona per opposizione. Basta evitare il sovraccarico. Se la tovaglia è ricca, il resto deve respirare. Meglio posate sobrie, vetri trasparenti, niente centrotavola imposti. In questo modo l’effetto casa di campagna non viene copiato, ma reinterpretato.

Anche su un tavolo tondo la resa è interessante, soprattutto se la tovaglia cade morbida oltre il bordo. Lì entra in gioco il movimento del tessuto, che si nota ancora di più se c’è luce naturale. Non c’è bisogno di grandi decorazioni: una brocca semplice con fiori da campo o una candela bastano.
Poi ci sono gli ambienti più contemporanei, quelli dove ti aspetteresti solo lino grezzo o superfici nude. Anche lì la tovaglia in pizzo può funzionare, ma deve essere usata con ironia. Sopra un tavolo in vetro, ad esempio, oppure in una cucina ipermoderna con mobili laccati. L’effetto è volutamente sbilanciato, e proprio per questo affascinante. L’importante è che ci sia un dettaglio a tenere tutto insieme: una sedia in paglia, una ciotola artigianale, una lampada che fa luce calda.

Non dimentichiamo i contesti stagionali. La tovaglia in sangallo è perfetta in primavera e in piena estate, quando anche l’arredamento si alleggerisce. Sulle tavole da giardino, sui terrazzi con piastrelle bianche e blu, nelle verande con sedie spaiate. Ma anche in città, quando si vuole portare in casa una specie di vacanza immaginaria. È quel tipo di oggetto che non chiede di essere celebrato, ma che riesce a cambiare l’umore di un pranzo ordinario senza alzare la voce.
Se l’idea ti tenta, vale la pena iniziare la ricerca online. Su Amazon o Westwing si trovano modelli in pizzo sangallo anche molto semplici, perfetti per chi vuole solo dare un tocco in più alla tavola senza rivoluzionare tutto. Viron ha spesso proposte un po’ più curate, ideali per cucine in stile country o shabby. Ma se cerchi qualcosa di davvero speciale, prova a curiosare tra gli atelier italiani come Angelica Home Stabia, dove il pizzo è trattato come un tessuto d’arredo vero e proprio, pensato per case vissute con grazia. A te la scelta!