Quando si parla del rapporto tra francesi e moda, si finisce sempre per cadere in qualche cliché, ma stavolta il paradosso è reale.
A sollevarlo non è un creativo parigino, ma uno svedese: Gustaf Westman, architetto prestato al design, che ha appena presentato un oggetto a metà strada tra arte contemporanea e umorismo da supermercato. Un porta-baguette rosa a spirale, pensato per essere portato a mano come una borsa. Non un accessorio metaforico, ma letterale, creato per trasportare una baguette da un punto A a un punto B, facendolo però con un certo spirito da passerella. E dove l’ha presentato? A Parigi, ovviamente. Nel cuore del culto del pane, del pane vero, quello con la crosta croccante e la mollica densa. E lì, il dibattito si è acceso.
Perché da un lato c’è il gesto ironico, il divertissement del design che gioca con le abitudini più quotidiane. Dall’altro, c’è una cultura che prende la baguette molto sul serio. La spirale rosa firmata Westman è diventata virale, fotografata, discussa. Più che un oggetto utile, è un’opera pop. Eppure, ha il merito di sollevare una questione interessante: come stiamo reinterpretando l’oggetto domestico nella moda e nel design? E cosa succede quando la funzionalità incontra la forma più surreale?
Un porta-baguette rosa cambia le regole della spesa: Gustaf Westman reinventa il quotidiano
Il fatto che l’oggetto sia pensato per contenere una sola baguette è già di per sé un gesto provocatorio. Non è pensato per essere utile in senso pratico, ma per mettere in scena una quotidianità surreale. Un gesto ripetuto – quello di comprare il pane – viene messo sotto i riflettori con un’attenzione quasi teatrale. La spirale in plastica rosa accoglie la baguette tra tre curve avvolgenti, trasformando il pane in protagonista. Ma non in modo ironico fine a se stesso. L’oggetto è costruito con attenzione, come tutte le creazioni firmate Westman, che lavora da anni con artigiani svedesi per realizzare oggetti curvi, colorati, volutamente infantili, ma tutt’altro che superficiali.

Il porta-baguette, presentato a fine giugno durante il pop-up parigino del designer, è solo l’ultimo capitolo di un progetto più ampio. Westman non espone in showroom o gallerie, ma dentro case vere. Appartamenti abitati, arredati, vissuti. Li trasforma per pochi giorni in installazioni domestiche dove ogni oggetto – dal tavolo rotondo ai bicchieri bombati, dagli specchi a fiore al porta-pane – diventa parte di un racconto immersivo.
L’uso della spirale, in questo caso, richiama una certa estetica da cartoon. Ma è anche un modo per legare il gesto al corpo. Il porta-baguette si porta a mano come una borsa. È una piccola messa in scena del quotidiano, come se il designer volesse dire che anche l’atto più ordinario può diventare oggetto di progettazione. E lo fa con il suo linguaggio, fatto di curve morbide, colori pieni, materiali accessibili. È un’estetica post-instagrammabile, che non cerca solo il like, ma anche il sorriso di chi osserva.

Se poi pensiamo al contesto parigino, la scelta diventa ancora più interessante. Presentare un porta-baguette a Parigi significa toccare qualcosa di profondamente identitario. La baguette è simbolo nazionale, oggetto rituale. Farne un accessorio da design significa sfidare il confine tra uso e rappresentazione. Non tutti, ovviamente, l’hanno presa con ironia. Ma il punto, forse, è proprio lì. In un’epoca in cui tutto si può replicare, l’unicità sta nella narrazione. E quella che costruisce Gustaf Westman è chiara: abitare, anche solo per un momento, in una dimensione dove il pane ha un suo piedistallo rosa.
Non è la prima volta che il design si fa beffe delle abitudini, ma qui lo fa con una gentilezza che spiazza. Non c’è cinismo né sarcasmo. Solo un oggetto che si prende sul serio quel tanto che basta per essere memorabile. E se un giorno, nel bel mezzo di un marciapiede parigino, qualcuno passerà con una baguette portata a mano come una clutch, sapremo da dove è cominciata la storia.