Un modello capace di combattere le regole estetiche della moda attuale, un artista, un visionario, un’anima bohémien: chi è semplicemente Andrea Marcaccini.
I visionari ai giorni nostri sono sempre meno frequenti, per non dire introvabili: coloro che dalla mente fruttano esperienze, vere e proprie visioni futuristiche o ben focalizzate sul proprio passato, così come capaci di riscrivere con gli occhi, le mani, in un gesto tutte le regole sociali sinora comprese e accettate. Ecco perché quando si riesce a scorgere in questa infinita gamma di volti uguali una faccia diversa, è giusto parlarne.
Sento di poter affermare che Andrea Marcaccini non solo rientri tra i pochi visionari attuali presenti in Italia, ma che possa essere una fonte di ispirazione per chi ancora faccia fatica a sapersi definire in un mondo come il nostro o al contrario, chi ancora non voglia farlo come atto indomito di profondo coraggio. Non chiamatelo modello, piuttosto artista, uomo, bambino, cucciolo, mercante, viandante, poeta del mondo e della strada.
Perché proprio questa, la strada che in fondo tutti noi percorriamo ogni giorno ha permesso ad Andrea di diventare non tanto un sex simbol, quanto uno status simbol: di colui che non ha niente a che vedere con l’estetica odierna, ma perfettamente in grado di codificarla e re-inventarla.
Andrea Marcaccini, dalla Sicilia alle passerelle più In
Andrea Marcaccini nasce in una terra soleggiata, fatta di sorrisi tra sconosciuti, di chi per volerti bene ti offre un cannolo o un arancino: parliamo della splendida Sicilia e precisamente di Messina, una città che i giovani forse li vuole elogiare ma non tenere con sé a denti stretti, ma ancora in grado di lottare grazie a chi ha deciso di non arrendersi. Classe 1988, un po’ come il suo amico Akash Kumar(qui puoi trovare il mio articolo su di lui) in tenera età si trasferisce al Nord, in Romagna e inizia una carriera da modello per nomi ad oggi tutt’altro che nuovi.

Da Calvin Klein a Ralph Lauren arrivando a DSquared, un Andrea ancora in stato embrionale inizia a sentire l’esigenza di raccontare storie e decide di farlo nel miglior modo in cui un giovane possa esprimerle: tatuandosi. Non conosco il motivo per cui abbia deciso di farlo, ma posso intuirne il bisogno, un po’ come quello di molti altri giovani che lasciano la propria terra alla ricerca di qualcosa di nuovo e di più fresco, sia per scelta personale sia familiare.
Il corpo inizia quindi per lui a non essere soltanto una tela, quanto espressione della sua virtù interna, un’anima profonda che anche adesso, all’alba dei suoi 37 anni si può ammirare e assorbire in due occhi ghiacciati che sicuramente non smettono ancora di interrogarsi sul mondo e sul suo funzionamento.
Eppure a un certo punto decide di comprendere ancor di più l’animo umano intraprendendo studi criminologi. Quella voglia di ‘farsi vedere‘ prende forse una piega nuova, comprendendo l’importanza della comprensione di sé(scusami il gioco di parole). Non sapendo che avrebbe lasciato un segno impresso da lì a poco tempo.
Andrea, dallo studio criminologo all’arte più intensa(e sentita)
Andrea quindi dalla criminologia alla moda inizia a sentire l’esigenza di gettare le basi di una conoscenza intrinseca, della sua stessa anima e dalla sua essenza sicula(fatta di arte, cultura, tradizioni e pittura) non potevamo aspettarci altro. Ma non lo fa soltanto su tela, ma porta la sua espressione animistica ed estetica in un processo di installazioni varie, mai uguali, come se dovesse ‘tridimensionalizzare‘ il suo sentire. E qui entra forse in gioco il suo grande ‘paradosso‘: a linee dritte, pennellate decise e trascinate verso il basso accosta un viso che prende sempre più i tratti di uno spirito antico.
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Possono sembrarti parole troppo profonde le mie, ma basta guardare Andrea negli occhi: c’è molto di più dell’azzurro, troviamo tracce di blu, di nero, di bianco e persino di giallo. Diventa quel grande paradosso umano che spesso anche io mi sono ritrovato a vivere, essere fuori ciò che poi sono dentro. Morbido ma duro, dritto ma curvo, maturo e bambino. Pertanto dalle sue opere(attualmente possiede un suo laboratorio in Romagna collaborando con Luca Cantore D’amore e altre diverse gallerie) sente l’esigenza di fare ancora di più, qualcosa di più veritiero.
E non si dimentica di sentirsi artista, ma inizia a viversi come imprenditore, portando la sua concezione su stoffa e stampe. Apre la sua linea di abbigliamento Shineondistrict ed è proprio qui che arriviamo al suo ruolo esclusivo in campo fashion. È stato capace di spogliarsi dal quello di semplice modello, indossando la sua stessa pelle come espressione di uno stile che nessuno può definire osceno, nessuno può permettersi di scartare perché ‘non convenzionale‘. Anzi, la sua non convenzionalità la troviamo nelle t-shirt che produce, dal fondo streetstyle e dalla rapidità nel catturare il concetto di ‘stile di strada‘.

Infine, con Andrea io personalmente ho potuto assaporare tutta la predisposizione alla diversità, non più come scelta di chi voglia distinguersi pur allineandosi con la richiesta di chi poi ti voglia uguale agli altri, ma diversità pura: una magia fatta di sorrisi deboli, spalle scolpite dalla palestra ma accoglienti, amori lasciati segreti nell’angolo del suo privato. Andrea Marcaccini farà ancora grandi cose, ne sono più che convinto.