L’attrice mostra la sua routine per capelli in un video semplice e curato, dove tra bigodini e mousse spunta l’anima commerciale del suo brand, in una strategia ben mascherata da vita quotidiana.
Quando Blake Lively pubblica qualcosa, il web si divide sempre. C’è chi la idolatra, chi la trova geniale, chi non ne può più della coppia patinata perfetta che lei e Ryan Reynolds mettono in scena con ogni post. Eppure, ogni volta che appare, qualcosa accade. Anche questa volta, in un video all’apparenza casuale, senza set, senza luci finte, solo lei in bagno con i bigodini caldi in testa, la sensazione è sempre quella. L’illusione che sia “una di noi”. Una mamma che si pettina al volo prima di uscire. Una donna normale con la passione per i capelli fatti bene. Ma basta guardare meglio per accorgersi che dietro c’è molto di più.
La spontaneità è studiata, come sempre. Anche stavolta Blake non sta semplicemente mostrando la sua routine. Sta parlando, tra le righe, del suo brand, Blake Brown Beauty, con quella naturalezza ben calibrata che rende difficile capire dove finisce la chiacchiera e dove inizia la pubblicità. Lo fa dicendo che usa ancora mousse e bigodini come sua madre, che ama il volume fatto bene ma senza rinunciare a formule pulite, e che ci ha messo sette anni a sviluppare prodotti con tutti i requisiti giusti, tranne uno. La lacca. Che ancora non è uscita. Ma, guarda caso, potrebbe arrivare molto presto. Il tutto detto mentre si sistema la piega e promette che durerà per giorni. Perfetto. Forse anche troppo.
I prodotti capelli Blake Brown Beauty e strategia social: cosa succede?
Chi la segue lo sa. Blake Lively ha questo modo di presentarsi che sembra sempre improvvisato, eppure funziona fin troppo bene per essere davvero spontaneo. Non è mai sopra le righe, non è mai invadente, ma riesce sempre a spingere qualcosa: un film, un brand, un progetto. E in questo caso, il protagonista è il suo marchio di bellezza.
In un video dove parla come se stesse facendo due chiacchiere con un’amica, racconta come ama ancora i metodi vecchia scuola per lo styling, con tanto di mousse e bigodini caldi, perché è così che ha imparato da sua madre. E intanto, nel mezzo del racconto, fa passare l’idea che i prodotti della sua linea siano gli unici in grado di dare un risultato professionale a casa. Detto con un tono tranquillo, quasi affettuoso. Ma con una precisione comunicativa che lascia poco spazio al caso.

Dice testualmente che quando stavano sviluppando tutti i prodotti della linea, per lei era fondamentale che chiunque potesse ottenere risultati professionali da sola, a casa. Che il profumo fosse buono, la formula pulita, il prezzo accessibile. Aggiunge che ci sono voluti sette anni per riuscirci. E che, a parte la lacca, hanno “risolto” tutto. Ecco, è proprio questo modo di raccontare che crea un effetto strano. Perché sì, sembra tutto molto vero, ma allo stesso tempo è evidente che ogni parola è pesata.
A infastidire non è tanto il fatto che voglia promuovere il suo brand, che è legittimo. È quel tono sempre amichevole, quel voler far passare il messaggio che è tutto casuale, tutto naturale, tutto senza secondi fini. Quando in realtà c’è uno script sotto ogni parola. Come succede spesso anche con il marito, che riesce a infilare riferimenti ai suoi film anche quando è sul red carpet per il film di qualcun altro. È un modo di fare che mescola ironia e autocelebrazione con una disinvoltura quasi strategica. Ed è difficile non accorgersene.
Ma il punto, forse, non è nemmeno quello. È che questo stile di comunicazione oggi funziona. Parla a un pubblico che vuole sentirsi coinvolto senza essere trattato da consumatore. Vuole sapere che cosa c’è dietro un prodotto, ma anche sentirsi parte di una conversazione. E Blake, questo, lo sa fare benissimo. È intelligente, ha senso dell’umorismo, sa costruire il personaggio giusto per ogni momento.
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Alla fine, resta una domanda: quanto c’è di autentico in tutto questo? Forse non ha nemmeno importanza. Se i prodotti funzionano, se lo stile piace, se la narrazione è coerente, non serve più distinguere tra contenuto e pubblicità. Il confine è sempre più sfumato, e questo video lo dimostra benissimo.
In fondo, se Blake Lively riesce a sembrare rilassata e divertente anche mentre costruisce una delle marche più strategicamente pensate degli ultimi anni, forse un po’ del suo merito è anche questo. Saper vendere, senza far sembrare che lo stia facendo.





