La nuova tendenza delle star è dire addio al fondotinta, ma non preoccuparti: macchie nascoste con i trucchi dei make up artists

Negli ultimi mesi mi è capitato spesso di ritrovarmi davanti allo specchio a studiare la mia pelle con la stessa diffidenza che si riserva a una lampadina che fa contatto.

Alcune mattine l’incarnato ci prova, si impegna, quasi funziona. Altre volte la texture prende il sopravvento, le piccole macchie raccontano ogni stress accumulato e la prima reazione è una sola: coprire tutto con una buona dose di fondotinta. Poi, però, succede quel momento in cui incroci le foto delle celeb che segui da anni e ti chiedi come facciano ad avere quel glow leggero, quasi impalpabile, che non assomiglia per niente a una base full coverage. E lì capisci che forse la direzione sta cambiando e che si può essere curate senza sembrare rivestite di crema colorata.

La verità è che questa tendenza non arriva dai backstage patinati, ma da professioniste che lavorano con la luce più di quanto lavorino con il colore. Make-up artist come Katie Jane Hughes, che negli ultimi anni ha trasformato il modo in cui guardiamo la base: non più una corazza, ma un filtro delicato. Lei parla di pelle reale, di riflessi, di correzioni strategiche e soprattutto di libertà. E da quando ho iniziato a osservare il suo approccio, ho capito che la pelle non va cancellata, ma accompagnata. E funziona anche quando fa freddo, quando ci sono rossori, quando le occhiaie sembrano scritte da un copy creativo particolarmente ispirato.

La tecnica delle star per una pelle uniforme senza fondotinta

Il cuore di questa nuova tendenza parte da una verità molto semplice: la pelle con un velo di luce sembra più fresca di una pelle completamente coperta. Molte persone immaginano che un make-up così naturale richieda molti prodotti, invece il paradosso è l’opposto. Si usano meno cose, ma con precisione chirurgica. Il correttore diventa l’alleato principale, perché la sua texture permette di lavorare solo sulle zone che ne hanno bisogno, lasciando libera la pelle che è già bella di suo. È un approccio più intelligente, più paziente, che spiega perché sia diventato lo standard di Hollywood.

E qui entra in gioco il pennello. La tecnica del “caricare il pennello” è la base di tutto: infilare letteralmente il prodotto tra le setole in modo che non resti solo in superficie. Questo evita macchie, confini netti e l’antiestetico accumulo nelle pieghe. Sembra una cosa da niente, ma cambia tutto. Quando il prodotto arriva sulla pelle, quasi non si vede, perché viene rilasciato poco alla volta. E più si lavora con movimenti circolari, più l’effetto finale si fonde con il naturale micro-rilievo del viso.

 

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Il secondo metodo, quello della tavolozza sulla mano, è ancora più creativo. Il correttore viene posato sul dorso della mano, come fosse tempera. Questo elimina l’eccesso e regala controllo totale. Da lì si picchietta nelle zone che hanno bisogno: attorno al naso, sulle discromie, sui piccoli segni che il freddo enfatizza. Non si cerca la perfezione assoluta, ma un equilibrio visivo che renda la pelle uniforme senza farla sembrare truccata. È la filosofia del less-but-intentional che piace così tanto alle star.

Andando avanti, entra in scena una figura spesso sottovalutata: l’illuminante usato non per “sculpting”, ma come base riflettente. Non sostituisce la tecnica del correttore, ma la amplifica. Le sue particelle fanno rimbalzare la luce, ed è proprio quel rimbalzo che minimizza le irregolarità senza nasconderle sotto strati di colore. Se si guarda bene, molti look delle passerelle sfruttano questa idea. Il risultato è una pelle che respira, luminosa senza essere lucida.

 

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Per rifinire tutto, basta un tocco leggero di cipria nelle zone più mobili: angolo del naso, centro della fronte, area sotto gli occhi. Non deve togliere luce, ma solo impedire che il prodotto si sposti. È la firma finale, la parte che sigilla senza soffocare. Il bello di questo equilibrio è che non richiede abilità da professioniste: serve solo calma. Ed è forse questo il messaggio più forte che arriva dai backstage moderni. Prendersi qualche secondo in più permette al trucco di valorizzare il viso senza trasformarlo.

L’assenza del fondotinta non è un rifiuto al make-up, ma la ricerca di una sensazione nuova: leggerezza. È una risposta al desiderio di una pelle che non mostri uno strato evidente, che non lasci tracce sui maglioni e non perda luminosità quando la temperatura scende. Oggi la bellezza si misura anche nella capacità di far emergere quello che già c’è, senza mascherarlo.

La nuova generazione di base trucco non è più fatta di prodotti coprenti, ma di gesti consapevoli. La pelle non deve essere cancellata, deve essere capita. E quando si impara a usare il correttore come una micro-pennellata, la mano come tavolozza e l’illuminante come filtro naturale, succede una cosa che molte di noi non si aspettano. Ci si vede meglio. Non perfette, ma più vicine alla versione di noi stesse che vogliamo mostrare. E basta questo per cambiare tutto.

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