Le borse pastello della Regina Elisabetta sono uno di quei dettagli che restano impressi anche a chi non ha mai seguito davvero la moda reale.
Bastava una foto, una parata, un’apparizione sul balcone, e quella borsetta chiara diventava parte del quadro, quasi quanto il cappellino coordinato. Da osservatrice attenta dello stile reale, mi ha sempre colpito la costanza con cui quell’accessorio tornava, puntuale, rassicurante, sempre uguale e sempre diverso. Oggi, guardando le immagini più recenti della famiglia reale, la domanda viene spontanea. Dove sono finite quelle borse? Che fine hanno fatto i colori cipria, crema, celeste pallido che per decenni hanno accompagnato ogni gesto della sovrana?
Il passaggio di testimone tra Elisabetta e Camilla ha portato con sé cambiamenti evidenti, ma anche piccole assenze silenziose. Le borse sono tra queste. Non perché siano scomparse del tutto, ma perché non occupano più lo stesso spazio simbolico. E questo dice molto più di quanto sembri. Le borse della Regina non erano solo accessori, erano strumenti, segnali, rituali quotidiani. Capire che fine abbiano fatto oggi significa leggere tra le pieghe dello stile, del protocollo e di un’epoca che si è chiusa con grande discrezione.
Le borse pastello di Regina Elisabetta che nessuno ha dimenticato
Il legame con il marchio Launer è uno degli aspetti più interessanti. Non si trattava di una semplice preferenza estetica, ma di una relazione di fiducia costruita nel tempo. Le borse venivano ordinate ogni anno secondo uno schema preciso, nero, bianco, beige. A volte qualche variazione pastello, sempre calibrata. Questa ripetizione creava continuità, rassicurazione, riconoscibilità. In un mondo in costante cambiamento, la borsa della Regina restava una certezza.
Ma c’era anche un altro livello, meno visibile e più affascinante. La borsa era un linguaggio. Spostarla da un braccio all’altro, appoggiarla a terra, tenerla in una posizione specifica. Ogni gesto aveva un significato condiviso con l’entourage. Un modo elegante e silenzioso per comunicare senza interrompere il flusso degli eventi. Un codice che oggi appare quasi anacronistico, ma che per decenni ha funzionato alla perfezione.
Visualizza questo post su Instagram
La collezione personale di Elisabetta era vasta, oltre duecento modelli secondo le stime. Eppure, nonostante la quantità, l’effetto non è mai stato quello dell’accumulo. Tutto appariva essenziale, misurato, coerente. Anche quando i colori si facevano più chiari o più delicati, la forma restava la stessa. Linee squadrate, patta superiore, chiusura metallica.
Con la scomparsa della Regina, questo rituale si è interrotto in modo naturale. Camilla ha uno stile diverso, più morbido, meno simbolico. Le sue borse esistono, certo, ma non raccontano la stessa storia. Non sono portatrici di messaggi, non seguono una ripetizione quasi liturgica. Sono accessori normali, inseriti in un guardaroba che parla un linguaggio più contemporaneo e meno codificato.
Visualizza questo post su Instagram
E allora viene da chiedersi se le borse pastello siano davvero sparite o se abbiano semplicemente perso il loro ruolo centrale. Probabilmente la seconda. Quelle borse erano legate a una persona, a un modo di vivere il ruolo, a un’idea di continuità che oggi non è più necessaria nello stesso modo. Non servono più segnali nascosti, non serve più quella rigidità formale.
In questo senso, non ha molto senso immaginare Camilla che “ruba” le borse della Regina. Piuttosto, è cambiato il contesto. È cambiato il modo di stare in pubblico. È cambiata l’idea stessa di accessorio reale. Le borse di Elisabetta restano dove devono stare, negli archivi, nelle immagini, nella memoria collettiva.
Visualizza questo post su Instagram
Alla fine, le borse pastello della Regina Elisabetta non sono scomparse. Hanno semplicemente smesso di camminare accanto a noi. E come spesso accade con le cose davvero iconiche, il loro valore cresce proprio ora che non sono più sotto i nostri occhi.





