Coco Chanel era convinta che questi colori portassero fortuna: se li usi per le feste avrai un 2026 ricchissimo

Durante le feste il colore smette di essere solo una scelta estetica e diventa un segnale. Lo si vede nei vestiti, nel trucco, nei dettagli che emergono quando il resto rallenta.

Ogni anno, puntuale, torna il bisogno di affidarsi a qualcosa che vada oltre il gusto personale. Un’idea di buon auspicio, anche minima, anche ironica. Nel mondo della moda questa tensione non è nuova e affonda radici precise, spesso legate a figure che hanno usato lo stile come linguaggio personale e rituale insieme.

Coco Chanel rientra perfettamente in questa categoria. Visionaria, pratica, superstiziosa quanto basta. Per lei i colori non servivano solo a vestire o truccare, ma a costruire un contesto emotivo. Non parlava mai apertamente di fortuna, ma la cercava ovunque. Nei simboli, nelle scelte cromatiche, negli oggetti che tornavano ossessivamente. Durante le feste, quando tutto si carica di aspettative, questo approccio diventa ancora più leggibile.

Collezione Holiday Chanel, quando luce e superstizione trovano equilibrio

Il punto di partenza resta sempre la superstizione personale di Gabrielle Chanel. Non una credenza ingenua, ma un sistema di piccoli rituali quotidiani. Colori, simboli, numeri, tutto aveva un posto preciso. Il colore nero, ad esempio, non rappresentava solo rigore o eleganza, ma controllo. Il bianco parlava di luce e ordine. L’oro non era ostentazione, ma promessa di continuità. Durante le feste, questi codici emergono con maggiore forza perché il contesto li rende visibili.

Il leone, segno zodiacale di Chanel, torna spesso anche nella lettura cromatica. Toni caldi, dorati, profondi. Il trucco ispirato a questa idea punta su ombretti luminosi ma freddi, su riflessi che catturano la luce senza saturare il viso. È una luminosità controllata, che funziona sia di giorno che la sera. E questo equilibrio racconta molto della sua idea di fortuna, legata alla misura.

La cometa introduce invece una dimensione più istintiva. Qui il colore si fa iridescente, quasi impalpabile. Argento, perlaceo, grigio blu. Chanel amava l’idea di una luce che accompagna, non che acceca. Nei make up delle feste questa scelta si traduce in illuminanti sottili, in polveri che reagiscono al movimento.

 

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La camelia riporta tutto su un terreno più intimo. Il bianco sporco, il rosa tenue, i sottotoni freddi. Sono colori che non chiedono attenzione, ma restano impressi. Nel trucco diventano fard delicati, labbra naturali ma definite. È una scelta che parla di armonia, non di trasformazione. Perfetta per le feste vissute in modo raccolto, meno performativo.

Le perle, infine, raccontano un altro modo di intendere il colore. Chanel le indossava ovunque, anche fuori contesto. Per lei catturare la luce significava moltiplicarla. Nel beauty questo si traduce in texture luminose, finish satinati, mai completamente opachi. Anche qui il colore non invade, accompagna.

 

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Le spighe di grano chiudono il cerchio. Oro spento, beige caldo, tonalità che parlano di continuità e stabilità. Sono colori che funzionano bene nei dettagli, sugli occhi, sulle unghie, negli accessori. Durante le feste diventano una scelta rassicurante.

In un periodo carico di aspettative, scegliere nuance che parlano di equilibrio, luce e misura diventa una forma di linguaggio personale. Non serve crederci davvero per usarli. Basta riconoscere che, a volte, il colore giusto aiuta a mettere ordine.

Il 2026 non sarà più ricco perché indossiamo oro o perla durante le feste. Ma iniziarlo scegliendo consapevolmente cosa raccontiamo di noi, anche attraverso il colore, resta un gesto potente. Coco Chanel lo sapeva bene. E continua a ricordarcelo, senza proclami, attraverso una palette che non passa mai di moda.

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