Japandi è una parola che nasce dall’unione di “japanese” e “scandi”, e già nel nome dice tutto. È la sintesi tra l’equilibrio essenziale dell’estetica giapponese e la funzionalità concreta del design scandinavo.
Nato nel mondo dell’interior design, questo stile si è velocemente allargato alla moda, diventando un modo di vestire riconoscibile e, soprattutto, adatto a chi cerca semplicità senza rinunciare a carattere. Japandi non è una tendenza passeggera, è un approccio: pochi capi ben pensati, tessuti naturali, volumi costruiti per adattarsi e trasformarsi nel tempo. Minimalismo, sì, ma con un’intelligenza che si percepisce nei dettagli.
La forza dello stile japandi è tutta lì, nella capacità di far sembrare raffinato anche l’essenziale. Non serve un guardaroba pieno, bastano tre capi: una camicia, un gilet, un pantalone largo ispirato agli Hanaka pants. Il resto è styling, sovrapposizione, proporzione. E una palette neutra che mette in risalto le forme. Nessun bisogno di accessori vistosi o tagli complicati. Bastano i movimenti, le linee morbide, i nodi, le asimmetrie leggere. È uno stile che lavora in sottrazione ma non passa mai inosservato.
Che cos’è lo stile japandi e perché piace così tanto
Japandi è uno stile che si muove tra due culture distanti, ma sorprendentemente affini. Da una parte l’approccio zen giapponese, fatto di sobrietà, gesti misurati e linee che seguono il corpo senza mai stringerlo. Dall’altra, il pragmatismo scandinavo, che privilegia la funzionalità, il comfort, l’adattabilità. Quando queste due visioni si incontrano, nasce qualcosa di immediato e insieme profondo. Un’estetica pensata per durare, che non ha bisogno di urlare per essere notata. E che si costruisce attorno a pochi capi ben progettati.

La camicia japandi è una delle chiavi dello stile. Ampia, con abbottonature non convenzionali, spesso asimmetrica o con dettagli a contrasto, non si limita a essere uno strato neutro. Ha una funzione strutturale. Modella il look, crea movimento. Un esempio perfetto è la Shirt Hikari di Sumoka Studio, realizzata in nylon fluido e leggero.
Il design combina tagli netti e morbidezza del tessuto, regalando un’allure decisa ma rilassata. È il tipo di capo che si trasforma a seconda di come viene indossato, passando da informale ad essenziale con un solo gesto. Una piccola chicca, se si dispone semplicemente di una camicia di lino, possiamo farla diventare japandi semplicemente indossandola al contrario con la chiusura a bottoni sulle spalle.

Passiamo al secondo capo: il gilet japandi che ha una presenza architettonica. Si annoda, si sovrappone, si adatta. Non chiude il look, lo costruisce. Il Gilet a portafoglio in misto lino con lacci di COS è un ottimo esempio. Linea essenziale, scollo a V, chiusura laterale sottile. È un capo che aggiunge profondità senza appesantire. Il tessuto è leggero, naturale, e la forma si adatta a più silhouette grazie alla vestibilità slim. E può cambiare funzione a seconda del contesto in cui viene portato.

Infine, i pantaloni larghi. Nello stile japandi non sono solo comodi, sono un elemento di espressione. Voluminosi ma controllati, leggeri ma strutturati. I pantaloni culotte con pieghe di COS sono perfetti per questo. Vita elasticizzata sul retro, gamba larga e morbida, finitura satinata che riflette la luce con discrezione. Il tessuto è in poliestere riciclato, una scelta coerente con l’idea di sostenibilità silenziosa che attraversa tutto l’approccio japandi. Visivamente ricordano i tradizionali Hanaka pants, ma con un tocco contemporaneo.
Questi tre capi, insieme, creano infinite combinazioni. Ogni elemento ha una forma aperta, modificabile, pensata per sovrapporsi o trasformarsi con facilità. La camicia si può portare abbottonata o sciolta, dentro o fuori dai pantaloni, anche al contrario. Il gilet può diventare quasi una giacca leggera o un top a sé, mentre i pantaloni, con il loro volume ampio, cambiano silhouette a seconda della scarpa, della camicia, del ritmo della camminata.
Ogni elemento si presta alla sovrapposizione, ogni linea è pensata per essere visibile e dialogare con le altre. Non serve aggiungere altro, basta cambiare l’ordine, le proporzioni, un nodo. Se stai cercando di rallentare e tornare a un senso di equilibrio, lo stile japandi offre una risposta concreta, elegante e, soprattutto, possibile.





