Succede spesso in estate, ma anche in inverno quando resti troppo a lungo nella stessa posizione. Ti togli i calzini e noti quel segno netto intorno alla caviglia, magari accompagnato da un leggero prurito o da una sensazione strana.
La prima cosa che pensi è che il bordo fosse troppo stretto. In realtà non sempre è così. A volte quel segno non ha a che fare con l’indumento, ma con il corpo che sta provando a farti notare qualcosa. È un piccolo indizio che spesso ignoriamo perché lo associamo a una cosa fastidiosa ma normale. Eppure, quando capita spesso, inizia a diventare un segnale da ascoltare meglio. A me è successo di farci caso una sera, dopo aver passato tutta la giornata in studio seduta.
I calzini erano comodi, li uso sempre. Eppure avevo quella linea marcata e un senso di pesantezza alle gambe che non riuscivo a ignorare. Non era stanchezza muscolare, era qualcosa di più profondo. Gambe gonfie, un leggero formicolio, la pelle tesa. Ho iniziato a collegare tutto solo dopo averne parlato con una fisioterapista che lavora con ballerini professionisti. Mi ha spiegato che il problema non parte dalla caviglia, ma molto più in alto. È una questione di circolazione, postura, muscolatura profonda e spesso anche ormoni. Tutto insieme, tutto sottile, ma sufficiente a cambiare il modo in cui ti senti anche quando stai semplicemente seduta.
Stress e sedentarietà contribuiscono a rallentare il sistema linfatico: come risolvere?
Il gonfiore serale non arriva all’improvviso. Si costruisce nel tempo, lentamente. Te ne accorgi quando fai fatica a infilare le scarpe che al mattino andavano bene, o quando la caviglia sembra più larga anche se non hai preso peso. In certi casi è un fastidio che sparisce dormendo, in altri invece resta più a lungo e si accompagna a sensazioni difficili da definire: pesantezza, tensione interna, bisogno di alzarti e camminare senza un vero motivo. Il corpo, in quei momenti, sta cercando una via per riattivare il flusso. E non sempre ci riesce da solo, soprattutto se stai seduta a lungo o tieni le gambe ferme per troppe ore.
La circolazione periferica risente tantissimo dello stile di vita. Ma non parliamo solo di sport. Anche chi si muove abbastanza può soffrire di ristagni, soprattutto in certi periodi del ciclo o in estate, quando le temperature aumentano e i vasi si dilatano. L’effetto finale è sempre lo stesso: le estremità si gonfiano, i tessuti si appesantiscono e la sensazione di stanchezza arriva prima ancora di fare qualcosa. Non è un problema evidente come un dolore acuto, ma è una condizione che si trascina. E quando diventa frequente, inizia a influire sul modo in cui cammini, ti siedi, persino sul modo in cui appoggi il piede a terra.

Negli anni ho imparato che piccoli esercizi quotidiani fanno una grande differenza. La fisioterapista mi ha spiegato che ci sono zone specifiche – la pianta del piede, il polpaccio, la caviglia – che lavorano come vere e proprie pompe. Se le lasci ferme, non spingono più. Per questo ho cominciato a inserire nella mia giornata tre esercizi semplici. Il primo è sollevare solo le dita dei piedi, tenendo talloni e avampiedi a terra. Si chiama toe raise. All’inizio sembra banale, poi senti subito che qualcosa si muove, soprattutto se resti in posizione per qualche secondo. Migliora la risposta della parte anteriore della gamba e ridà tono alla pompa plantare.
Il secondo è altrettanto semplice, ma coinvolge il polpaccio. Basta sollevare i talloni lentamente e poi riappoggiarli con controllo. Dieci ripetizioni. Sentire il polpaccio lavorare è già un segnale che la circolazione si è riattivata. È il cuore muscolare della gamba, e spesso lo sottovalutiamo. Terzo movimento: piccole rotazioni delle caviglie, avanti e indietro. Da seduta, ogni ora, bastano trenta secondi. A lungo andare aiuta anche la stabilità.

Insieme a questi, ho rivisto anche il modo in cui mi siedo, la frequenza con cui mi alzo, e perfino il respiro. Perché anche la respirazione ha un ruolo. Se respiri solo in alto, se il diaframma è bloccato, il sistema linfatico lavora peggio. Quando invece il respiro si apre, anche la circolazione si alleggerisce. L’ho notato nelle giornate più calde: quando tutto è più lento, anche la mente si spegne. Basta un esercizio fatto con attenzione per risalire.
Non sono esercizi complessi. Li faccio mentre aspetto che bolla l’acqua, o durante una call. Non sono invasivi. Ma fanno la differenza. Adesso quando tolgo i calzini (mi raccomando, mai calzini stretti) a fine giornata, il segno c’è solo se ho trascurato qualcosa. Se ho dimenticato di muovermi, o se ho lasciato che lo stress mi irrigidisse. Ma almeno ora lo riconosco. E so che non è l’elastico il problema. È il corpo che, se ascoltato bene, si lascia aiutare.





