In mezzo a contouring scolpiti e highlighter che sembrano fari puntati sul viso, sta avanzando una nuova tendenza che va in direzione opposta.
Si tratta di un ritorno alla delicatezza, al colore che non è solo estetica ma sensazione. Le guance rosa, morbide e quasi vellutate, stanno conquistando i feed e le passerelle, portando con sé un immaginario fatto di luce soffusa, aria pulita e innocenza senza tempo. Non è un effetto che si ottiene per caso, ma il risultato di un trucco pensato al millimetro, dove il blush diventa protagonista e non più semplice dettaglio.
Chi lo indossa sembra avere quella freschezza che di solito associamo ai mattini senza fretta o ai visi di chi ha appena fatto una passeggiata all’aria aperta. È un rosa che non si rifugia nel cliché del baby pink piatto, ma che gioca con sfumature calde e fredde per trovare la tonalità perfetta per ogni incarnato. E non ha niente a che vedere con il glow metallico dell’illuminante dorato o con il blush pigmentato che scolpisce come un fard anni ’80. Qui il colore è diffuso, leggero, quasi un velo che lascia intravedere la pelle. L’effetto, quando è fatto bene, è quello di un volto angelico che non ha bisogno di altro per farsi ricordare.
Un ritorno alla dolcezza nei trend beauty di stagione
Non è un caso se i backstage delle sfilate hanno cominciato a eliminare il dorato dagli highlighter e a sostituirlo con formule in crema dal finish satinato, pensate per essere sfumate sulle guance come se fossero parte della pelle. Le truccatrici parlano di “flush” più che di blush, un rossore calibrato che sembra il risultato di una leggera emozione più che di un pennello intinto nel colore. Questo approccio non solo rende il viso più fresco, ma anche più tridimensionale, evitando il piattume che spesso accompagna il trucco pesante.
Il rosa delle guance angeliche non è uno solo. C’è quello con una punta di corallo per pelli più calde, quello tendente al malva per carnagioni chiare e quello rosato neutro che sta bene quasi a tutte. La tecnica, però, resta la stessa: applicazione diffusa, con movimenti leggeri, partendo dalla parte alta delle guance e sfumando verso le tempie, per dare l’idea che la pelle abbia assorbito il colore. Niente linee nette, niente stacchi. Solo armonia.

L’effetto, se ci si pensa, è più vicino all’idea di un ricordo che a un’immagine nitida. Come se il volto fosse filtrato da un velo di tulle. Non è un trucco che vuole trasformare, ma uno che vuole rivelare. È il tipo di make-up che lascia spazio alle lentiggini, che non copre troppo e che lavora con la pelle invece di combatterla. Un concetto che sta piacendo anche fuori dalla moda, dove si cerca sempre di più un approccio meno artificiale e più “skin first”.
Prodotti e texture ideali per ottenere guance morbide e vellutate
La differenza rispetto al blush tradizionale sta anche nella formula. Le versioni in crema o in gel sono le preferite per ottenere questa finitura quasi traslucida. I prodotti in polvere si usano solo per fissare, e sempre con mano leggerissima. La chiave è la luce: non quella riflettente e artificiale, ma quella che sembra filtrare dall’interno. Ed è qui che il trucco diventa quasi skincare, perché la pelle deve essere preparata in modo impeccabile, idratata e luminosa già di base.
Questo trend, pur essendo delicato, è tutt’altro che banale. Può accompagnare un trucco occhi importante o essere l’unico tocco di colore in un look minimal. Funziona sulle passerelle ma anche nella vita reale, perché non richiede ritocchi continui e si adatta a ogni occasione. Non è una moda destinata a durare solo una stagione, ma una piccola rivoluzione silenziosa che cambia il modo di pensare al make-up, riportandolo a una funzione primaria: valorizzare senza coprire.

In un’epoca in cui i filtri digitali hanno abituato tutti a incarnati omogenei e privi di difetti, vedere un viso con guance che arrossiscono appena è un modo di dire che la bellezza può essere tenera, spontanea, imperfetta. Le guance da angioletto, se fatte bene, raccontano di momenti felici, di risate improvvise, di pomeriggi al sole.
È per questo che piacciono tanto: non imitano un’idea di perfezione, ma la sensazione di qualcosa di reale. E in un mondo saturo di immagini filtrate, forse è proprio questo che ci mancava.





