Il trucco di mia nonna per lavorare a maglia: usa le confezioni vuote di medicinali

Ci sono insegnamenti che restano impressi non perché siano grandi scoperte, ma perché nascono da piccoli gesti quotidiani. Mia nonna aveva una capacità speciale di inventare soluzioni semplici con quello che aveva in casa.

Il suo tavolo da lavoro era un mix di ferri, fili e oggetti riciclati, e ogni cosa aveva un nuovo scopo. Ricordo ancora la sua voce calma mentre intrecciava fili di lana colorata, usando una vecchia confezione di medicinali come fosse uno strumento professionale. Allora non capivo come un oggetto così banale potesse servire a qualcosa. Oggi so che quella trovata era una piccola lezione di ingegno e di pazienza.

Usava il blister dei farmaci non come materiale, ma come base per creare intrecci perfetti. Bastava un quadrato di plastica, qualche taglio e un po’ di filo, e in pochi minuti usciva un cordoncino preciso, regolare, resistente. Lo chiamava “il suo telaio tascabile”. Con quello faceva manici per borse, braccialetti, nastri decorativi, persino chiudi-pacco per i regali. Le piaceva vedere fino a dove poteva arrivare con poco. E quel poco, tra le sue mani, diventava sempre qualcosa di utile e bello.

L’idea geniale che trasforma un blister in un piccolo telaio da maglia

Il procedimento è tanto semplice quanto geniale. Si parte da una confezione vuota di medicinali, di quelle in plastica trasparente con le cupole tonde. Prima si tagliano via le parti esterne per ottenere una forma quadrata, lasciando il centro intatto. Poi, con una forbice o un taglierino, si fanno otto piccoli tagli equidistanti sul bordo, abbastanza profondi da trattenere i fili senza romperli. Questo piccolo pezzo di plastica diventa la guida per intrecciare.

A questo punto si preparano i fili. Bastano sette o otto fili di cotone o lana, lunghi circa mezzo metro ciascuno. Si annodano insieme a un’estremità e si fa passare il nodo nel foro centrale del blister. Ogni filo viene poi posizionato in una delle tacche, lasciandone una libera. È da quella fessura vuota che parte la magia dell’intreccio. Si prende il filo in terza posizione rispetto a quella vuota e lo si sposta dentro la tacca rimasta libera. Poi si ruota leggermente il disco e si ripete lo stesso gesto. Il movimento è sempre uguale, ma il risultato cambia a ogni colore, creando un motivo che cresce come una piccola treccia tessuta ad arte.

blister e fili
L’idea geniale che trasforma un blister in un piccolo telaio da maglia – foto YT @sultanınoyuncakatölyesi – sfilate.it

Mentre si lavora, il cordoncino scende lentamente dal foro centrale, compatto e uniforme. E più i fili sono colorati, più l’intreccio diventa allegro. Quando si raggiunge la lunghezza desiderata, basta sfilare i fili dalle tacche e fissarli con un nodo. Si ottiene una cordicella perfettamente regolare, pronta per essere usata in mille modi.

Questa tecnica era per lei un modo di vivere. Ogni blister finiva trasformato in un piccolo strumento utile. Ne teneva uno nel cassetto del cucito, uno in borsa e uno vicino al divano. E quando mi insegnò a usarlo, mi disse che il segreto non era nel filo, ma nel ritmo. Perché, diceva, l’intreccio più bello è quello che fai senza fretta, lasciando che le mani vadano da sole.

bracciale in cotone
Fili colorati, gesti lenti e tanta fantasia: il potere del riciclo intelligente – foto YT @sultanınoyuncakatölyesi – sfilate.it

Oggi, guardando quel piccolo attrezzo di fortuna, mi rendo conto che racchiude tutto un modo di pensare: pratico, rispettoso e curioso. Un blister che normalmente butteremmo via può diventare un telaio portatile, e un fascio di fili può trasformarsi in un manico di borsa o in un bracciale intrecciato. È un promemoria semplice ma potente: la creatività non dipende dai materiali, ma da come li usi.

E forse è proprio questo che rende quei trucchi da nonna ancora così attuali. Non sono solo idee furbe, ma un modo di dare valore alle piccole cose. E ogni volta che uso quel metodo per intrecciare un cordoncino, mi sembra di risentire il rumore lento dei ferri e il fruscio dei fili che scorrono tra le dita, come un filo invisibile che collega passato e presente.

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