Prima di vendere o rifare la pelliccia vintage, scopri il suo reale valore. Molti capi storici, per la qualità della manifattura, valgono una fortuna sul mercato secondario.
Quasi tutti abbiamo nell’armadio di casa un capo che ha resistito al tempo e alle mode: la pelliccia della nonna. Magari la teniamo coperta in una sacca. Forse pensiamo sia un cimelio polveroso. Quel capo è spesso ingombrante e dal taglio decisamente demodé. Si porta dietro un fascino intramontabile, una storia di eleganza passata. Lo guardiamo e proviamo un senso di affetto e forse un po’ di imbarazzo fashion. Non osiamo indossarla, ma non osiamo nemmeno buttarla.
Ebbene, quella pelliccia è molto più di un semplice ricordo di famiglia. Quella manifattura artigianale, le pelli usate, e il fatto che sia un vero e proprio pezzo storico, le conferiscono un valore non indifferente. Siamo abituate a pensare che solo i vintage di marchi celebri valgano qualcosa. Invece, anche i capi anonimi, se in ottime condizioni e realizzati con una certa pelliccia, possono nascondere una cifra sorprendente. Quella che vedete come una vecchia cappa potrebbe essere una fonte inaspettata di liquidità, con valutazioni che possono arrivare fino a 10.000 euro.
Le pelli che fanno la storia: quali pellicce ti fruttano migliaia di euro
Le pellicce confezionate tra gli anni ’50 e ’70, ad esempio, sono spesso realizzate con una cura e una qualità di pelle oggi quasi introvabili. La manifattura artigianale, con cuciture interne invisibili e fodere di seta, le rende intrinsecamente preziose. Questo valore è riconosciuto dagli esperti. Non è solo un valore affettivo, ma un vero e proprio valore di mercato per collezionisti o atelier specializzati nel recupero.
Il primo passo da compiere, prima di prendere qualsiasi decisione, è farla valutare correttamente. Non possiamo basarci sull’occhio inesperto. Dobbiamo rivolgerci a professionisti. Il modo migliore è cercare un perito pellicciaio certificato. Spesso i grandi atelier di pellicceria offrono un servizio di valutazione. In alternativa, molte case d’asta specializzate in vintage offrono stime online.
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Il perito valuterà l’età, le condizioni e, soprattutto, l’origine e la tipologia della pelle. Questo è il vero punto cruciale. Molti confondono un visone con una volpe, o un castoro con un murmasky. Ogni pelliccia ha un suo prezzo specifico di mercato. È questo fattore che può far salire vertiginosamente la valutazione finale. Una pelliccia ben conservata in un materiale raro è ciò che fa la differenza. Può valere dieci volte tanto rispetto a un capo realizzato con pelli comuni.
Attualmente, alcune tipologie di pellicce vintage raggiungono quotazioni sorprendenti, toccando, e a volte superando, la cifra ipotetica dei 10.000 euro. Le pellicce di Visone Selvaggio di qualità superiore sono sempre tra le più richieste per la loro setosità e lucentezza. Anche il Zibellino, storico simbolo di lusso estremo, mantiene quotazioni altissime.
Si cercano molto anche i capi in Chinchillà, seppur rari, per la loro morbidezza ineguagliabile e il colore cangiante. In generale, più la pelle è inusuale, integra e la manifattura è impeccabile, maggiore sarà la cifra che potremo ricavare dalla vendita.
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Quindi, prima di liquidare quel prezioso ricordo come vecchio cappotto, facciamo una ricerca approfondita. Controlliamo se la pelliccia ha un’etichetta di un designer italiano o di un atelier storico. La presenza di una firma nota può aumentare il valore per i collezionisti di moda.
In ogni caso, il valore di quel capo non è destinato a diminuire. Se non intendiamo venderla subito, garantiamole una conservazione ottimale in ambiente asciutto e fresco. Potrebbe essere il vostro investimento di moda più inatteso.





