Il ritorno più chic dell’inverno 2026 sono i sotto-giacca e non li indossavamo così da anni

Negli ultimi anni l’abbigliamento da lavoro ha cambiato pelle senza chiedere permesso. L’ufficio si è fatto più morbido, le regole si sono allentate e il completo sartoriale ha perso il suo ruolo da protagonista indiscusso.

Eppure, mentre ci siamo abituate a blazer oversize portati sopra t-shirt e felpe, qualcosa di più silenzioso ha continuato a esistere sotto gli strati. Il sotto-giacca non è mai sparito davvero, ha solo smesso di farsi notare. Era lì per necessità, per caldo, per praticità, nascosto come un segreto poco interessante. Poi le passerelle hanno deciso di guardarlo di nuovo, e improvvisamente quello strato dimenticato ha cambiato status.

Quando ho iniziato a notarlo con insistenza nelle collezioni invernali, mi è sembrato quasi un ritorno emotivo prima che stilistico. Il sotto-giacca riporta a un’idea di abbigliamento più costruita, più consapevole, ma senza rigidità. Le giacche restano, i completi anche, ma quello che succede sotto racconta un modo diverso di vestirsi, più intimo e personale. E no, non ha più nulla a che fare con la canottiera bianca da nascondere a tutti i costi.

Il sotto-giacca come nuovo protagonista: perché adesso ci sembra così giusto

Il punto non è che il sotto-giacca sia tornato. Il punto è come. Non più semplice base neutra, ma elemento visibile, pensato, scelto. Le passerelle dell’inverno 2026 hanno smesso di trattarlo come un accessorio funzionale e lo hanno trasformato in parte attiva del look. Tom Ford, Givenchy, Chanel e Hermès lo hanno messo al centro con una naturalezza disarmante. T-shirt trasparenti sotto blazer strutturati, body aderenti portati con giacche maschili, dolcevita sottilissimi che sembrano una seconda pelle. Tutto appare studiato per essere visto, non nascosto.

Quello che colpisce è la sensazione di comfort visivo. Il sotto-giacca segue il corpo, non lo costringe. Sta vicino alla pelle, ma dialoga con il resto dell’outfit. E funziona perché restituisce equilibrio a un guardaroba che negli ultimi anni ha oscillato tra eccesso di formalità e casual spinto.

C’è qualcosa di profondamente contemporaneo in questo ritorno. Il sotto-giacca risponde al bisogno di stratificazione intelligente, soprattutto in inverno.

Inoltre richiama un immaginario preciso, quello degli anni ’90 più puliti, professionali, essenziali. Ma senza rigidità. Le nuove versioni sono elastiche, morbide, spesso trasparenti o semi-velate. Non servono per coprire, ma per accompagnare. Ed è forse questo il vero cambiamento rispetto al passato.

Dimentica la classica maglia nera a collo tondo. Il sotto-giacca 2026 gioca con le forme. C’è il dolcevita sottilissimo che si infila sotto tutto, il body che resta perfetto per ore, la t-shirt trasparente che cambia completamente il tono di una giacca sartoriale. Anche il gilet torna, ma in versione leggera, quasi epidermica.

Anche la palette cambia. Il nero resta, certo, ma non domina. Spazio ai grigi caldi, ai beige, ai marroni profondi, ai bianchi sporchi. Tonalità che sembrano pensate per fondersi con la pelle e con i tessuti esterni. I materiali fanno il resto. Lana fine, seta, jersey tecnico, viscosa elasticizzata. Tutto è pensato per essere confortevole, ma visivamente pulito.

 

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Molti sotto-giacca li abbiamo già nell’armadio. Basta guardarli con occhi diversi. Indossarli come parte del look, non come base invisibile. Lasciarli intravedere sotto una giacca aperta, abbinarli a pantaloni importanti, usarli per spezzare un completo troppo serio.

È una tendenza che si adatta alla vita reale. Funziona in ufficio, a cena, durante le feste. E soprattutto restituisce quella sensazione di essere curate senza sembrare costruite. Dopo anni di estremi, forse era proprio quello che mancava.

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