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Roger Federer e Rafael Nadal

Louis Vuitton, sono Roger Federer e Rafael Nadal i volti della nuova campagna Core Values

Due leggende, un’unica passione: Louis Vuitton ha svelato il nuovo capitolo della campagna Core Values che vede come protagonisti le due leggende del tennis Roger Federer e Rafael Nadal

Louis Vuitton Core Values, la storica campagna della maison, torna in vita a distanza di 12 dall’ultima edizione, immortalata ancora una volta dall’obiettivo di Annie Leibovitz. Questa volta, i protagonisti sono due leggende del tennis: Roger Federer e Rafael Nadal. Rivali in campo, compagni di un’ascesa comune.

Roger Federer Rafael Nadal
Roger Federer Rafael Nadal sono i protagonisti della nuova campagna Louis Vuitton Core Values – foto: Annie Leibovitz/Louis Vuitton© – sfilate.it

Le immagini della campagna, accompagnata dal claim “Ci sono viaggi che diventano leggende”, li ritrae sullo sfondo delle Dolomiti, simbolo di scoperta, ambizione e determinazione, elementi chiave di ogni viaggio.

Core Values, il nuovo capitolo della campagna di Louis Vuitton con Roger Federer e Rafael Nadal

Federer e Nadal, due figure iconiche, nel nuovo capitolo della campagna Louis Vuitton Core Values raccontano come ogni viaggio personale possa raggiungere vette leggendarie se portato avanti con forte volontà e con uno spirito pionieristico. Equipaggiati con gli iconici gli zaini Monogram i due campioni del tennis ci invitano a raggiungere nuove vette e a riflettere sul vero spirito del viaggio.

Roger Federer e Rafael Nadal
Roger Federer e Rafael Nadal nella nuova campagna Louis Vuitton – foto: Annie Leibovitz/Louis Vuitton© – sfilate.it

La campagna celebra proprio il viaggio come metafora della vita e sottolinea l’importanza dell’esplorazione, della scoperta di sé e del mondo che ci circonda, i “core values”, appunto, ossia i valori fondanti che da sempre contraddistinguono la Maison francese, nata per accompagnare i viaggiatori di tutta Europa. Attraverso le immagini di Anne Leibovitz vediamo i due atleti affrontare sfide e ostacoli, superandoli con la tenacia e la determinazione che da giovani prodigi li hanno resi due icone globali. Il loro viaggio è un invito a inseguire propri sogni, a non mollare mai di fronte alle difficoltà e a spingersi sempre oltre i propri limiti.

Federer e Nadal, dalle prime sfide alla gloria mondiale

La campagna Core Values pone l’accento soprattutto sul lato umano di Roger Federer e Rafael Nadal, ripercorrendo le tappe delle loro straordinarie carriere. Grazie a Louis Vuitton, i due campioni, un tempo acerrimi rivali, si sono ritrovati ad affrontare un viaggio insieme, superando ogni limite, fisico e immaginario.  Li vediamo da giovani promesse a leggende globali, sempre uniti da un profondo rispetto reciproco e da una passione comune per il tennis.

Più che una semplice pubblicità la campagna Core Values di Louis Vuitton è dunque un tributo all’ambizione, alla dedizione, allo spirito di squadra e alla passione per l’esplorazione.

Roger Federer, che nella campagna Core Values indossa lo zaino Louis Vuitton Monogram Christopher, ha dichiarato in un comunicato: “È stato fantastico lavorare con Nadal per questa campagna. Il luogo in cui ci troviamo, in cima alle montagne, rappresenta perfettamente il messaggio che vogliamo trasmettere: per noi è qualcosa di speciale e significativo”. Rafael Nadal, ritratto con lo zaino Monogram Eclipse, ha aggiunto: “So quante icone importanti hanno fatto parte di questa campagna, quindi per me personalmente farne parte è qualcosa di cui vado molto orgoglioso, soprattutto insieme a Roger. È stato il mio più grande rivale e oggi è  un caro amico. Nella mia carriera ho ottenuto più di quanto potessi immaginare, ma il valore più importante che lascio è l’eredità in termini di umanità”.

Le precedenti campagne Louis Vuitton Core Values

Louis Vuitton ha lanciato la campagna Core Values nel 2007, e prima di Federer e Nadal ha visto la partecipazione di una serie di star tra cui Angelina Jolie, Bono, Sean Connery, Steffi Graf, Keith Richards, Muhammad Ali, Francis Ford Coppola, Sofia Coppola, Sally Ride, Buzz Aldrid, tutti immortalati nei loro viaggi personali attraverso il mondo. Pietro Beccari, Presidente e CEO di Louis Vuitton, ha commentato così il ritorno di questa iconica campagna: “Sono lieto di far rivivere questa serie che celebra l’heritage di Louis Vuitton: il viaggio, la collaborazione con persone eccezionali e la trasmissione di emozioni. È stato fantastico lavorare con Federer e Nadal, due atleti di grande ispirazione che incarnano la disciplina e l’eccellenza”.

Per capire perché il viaggio e la volontà di inseguire i propri sogni siano due valori fondanti della Maison, bisogna ripercorrere la storia di un ragazzino in fuga, divenuto il fondatore di un impero del lusso.

Louis Vuitton, la storia della Maison e del suo fondatore

Nato il 4 agosto 1821 in una famiglia di umili origini (il padre era contadino, la madre modista) Louis Vuitton non era destinato a una vita ordinaria. A 10 anni resta orfano di madre. A 13 anni fugge dalla sua casa di Lavans-sur-Valouse, il piccolo comune nella Borgogna dove era nato, perché non va d’accordo con la matrigna. Inizia un viaggio a piedi che dura anni, alla ricerca di un suo posto nel mondo, finché a 15 anni arriva a Parigi, dove inizia a lavorare come apprendista fabbricante di valigie un apprendistato con il famoso produttore di bauli e imballatore, Romain Maréchal. 

foto d'archivio della fabbrica Louis Vuitton
Louis Vuitton ha aperto fondato il suo marchio a Parigi nel nel 1854 – foto: LVMH – sfilate.it

Nel 1854, Vuitton apre la sua Maison a Parigi, in Rue Neuve-des-Capucines, nel cuore del distretto della moda. La sua intuizione e il suo talento lo portano a collaborare con il celebre couturier Charles Frederick Worth e con l’imperatrice Eugenia de Montijo, moglie di Napoleone III. La sua fama cresce esponenzialmente, favorita anche dalla rivoluzione nei trasporti che rendeva il bagaglio un elemento sempre più importante.

Vuitton rivoluziona il mondo dei bauli con la sua inventiva. Nel 1858 introduce il design a forma rettangolare con bordi arrotondati, un vero successo che lo rese famoso in tutta Francia. Nel 1885 apre il suo primo negozio a Londra e tre anni dopo crea l’iconico monogramma Damier Canvas, l’esclusivo simbolo che ancora oggi contraddistingue il brand. Ma il suo capolavoro è il brevetto del 1886: la tela rivestita impermeabile, che garantisce resistenza e durata ai suoi bauli.

I successori di Louis Vuitton e la nascita della multinazionale LVMH

Alla sua morte, nel 1892, la guida dell’azienda passa al figlio George, che nel 1906 lancia il monogramma LV, ispirato al design orientale e divenuto un’icona del lusso. Sotto la guida di Gaston-Louis, nipote di Louis, il marchio si espande a livello internazionale. Oltre ai bauli e alle valige, Louis Vuitton produce collezioni di borse e apre con negozi a New York, Bombay, Washington, Londra e Buenos Aires.

A partire dal 2000 l’azienda, sotto la guida di Odile Vuitton, figlia di Gaston-Louis e dunque pronipote di Louis Vuitton, e del marito Henri Ricamier, diventa una multinazionale.

Nel 1987 la holding Louis Vuitton SA si quota alla Borsa di Parigi ed è proprietaria, oltre che dello storico marchio, anche del blasonato champagne Veuve Clicquot Ponsardin. La joint venture con Moët Hennessy prende il nome di Moët Hennessy Louis Vuitton SA, nota anche con l’abbreviazione LVMH. La multinazionale francese oggi è proprietaria di oltre settanta marchi divisi in aziende di alta moda. Tra questi Christian Dior, Bulgari, DKNY, Fendi, Céline, Guerlain, Marc Jacobs, Givenchy, Kenzo, Loro Piana ed Emilio Pucci. Nel 2014 è stata inaugurata a Parigi la Fondazione Louis Vuitton, che ospita un Museo d’arte moderna.

Dal sogno di un ragazzino, fuggito di casa a tredici anni perché non andava d’accordo con la matrigna, è nato un impero. Ecco perché tra i Core Values della maison ci sono lo spirito del viaggio, dell’avventura, del coraggio e della determinazione. A chi volesse approfondire la storia della maison consigliamo “Louis Vuitton. Il lusso di un sogno”, il libro scritto da Alessia Lautone, direttrice dell’agenzia giornalistica LaPresse ed edito da Diarkos.

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