Quando il caldo si fa sentire, anche il vestito più bello può farci penare. Qui si parla di materiali, vestibilità, traspirabilità e piccoli trucchi per evitare l’effetto sauna.
Ci sono estati che sembrano fatte apposta per metterti alla prova. Giornate che iniziano con buoni propositi e finiscono con la sensazione di esserti sciolta dentro un vestito troppo spesso, troppo aderente, troppo tutto. Il caldo non fa sconti e i capi che al mattino sembravano una buona idea, dopo poche ore ti ricordano che c’è una bella differenza tra bello da vedere e bello da vivere. Quella tra la pelle e il tessuto, tra il corpo e il clima. E spesso non è il taglio che dobbiamo considerare, ma la fibra che ci sta sotto.
Alcuni materiali sembrano farti un favore, altri ti voltano le spalle. E tu, nel dubbio, continui a mettere in valigia l’abito sbagliato. Ti illudi che basti il colore chiaro per sopportare l’afa, che una camicia stirata tenga la piega fino a sera, che un pantalone elegante non diventi una trappola dopo le 11. E invece no. L’estate è spietata ed ecco perché serve fermarsi un attimo prima di comprare, indossare, abbinare. Vediamo assieme!
Estate urbana o vacanziera? I materiali che fanno la differenza quando il caldo si sente addosso
Ci sono materiali che sono il must per l’estate. Il lino ad esempio è un classico, è fresco, naturale, elegante. Ma ti costringe a fare i conti con le pieghe. È un compromesso che alcuni accettano, altri evitano. Eppure oggi le cose stanno cambiando. Il look stropicciato non è più un difetto, ma un tratto riconoscibile che a dirla tutta sta proprio bene con l’estate. Lo si vede nei blazer destrutturati, nei pantaloni larghi, nelle camicie over che si portano aperte sopra il top.

Il cotone, dal canto suo, è una certezza. Ma anche qui, dipende. C’è il cotone che respira e quello che trattiene. La differenza sta nello spessore, nella lavorazione, nella mescola. Per l’estate funziona meglio quello leggero o garzato, che scivola meglio sulla pelle e non si incolla con il sudore. La sua forza è la versatilità: t-shirt, chemisier, gonne midi, top minimal… sta bene con tutto e regge bene il lavaggio frequente. Ma se lo scegli troppo rigido, rischi l’effetto armatura, soprattutto nei giorni più umidi.
E poi c’è la viscosa. Morbida, fluida, con quel tocco setoso che fa sembrare tutto più elegante. Ha un bel drappeggio, cade bene sul corpo, si muove con te. È perfetta per chi ama gli abiti lunghi, i pantaloni palazzo, le bluse chic che non segnano. Ma anche qui serve attenzione, una viscosa troppo sottile o di bassa qualità può restringersi, rovinarsi in lavatrice o perdere la forma dopo pochi usi. Meglio puntare su blend ben fatti, magari con una piccola percentuale di elastan per mantenerla stabile.

Accanto a questi grandi classici ci sono fibre più nuove, o semplicemente meno raccontate. Il TENCEL, ad esempio, è una delle risposte più interessanti. Parliamo di un materiale ecologico, resistente, piacevole sulla pelle. La canapa d’altro canto, è ruvida ma traspirante, perfetta per chi cerca qualcosa di naturale ma diverso. E il modal, cugino nobile della viscosa, si fa notare per morbidezza e durata.
Ma come possiamo capire se un tessuto è valido oppure no? La prima cosa è toccarlo. Un buon tessuto estivo deve risultare leggero, ma non troppo sottile da sembrare trasparente o fragile. Deve cadere bene, avere un minimo di corpo. Se è rigido o se si incolla subito alla pelle, meglio passare oltre. L’etichetta, per esempio, dice molto. Un capo 100% lino è diverso da uno in lino misto poliestere: il primo respira, il secondo spesso no. Se il tessuto è misto, è importante sapere con cosa.

Il prezzo, poi, è un campanello d’allarme da tenere in considerazione. Quando costa troppo poco, spesso è perché il materiale è sintetico, magari trattato per sembrare naturale. All’inizio può ingannare, ma bastano pochi lavaggi perché si riveli per quello che è ossia un tessuto poco traspirante, difficile da stirare, fastidioso sulla pelle.
E poi ci sono gli errori classici. Il primo? Acquistare d’estate capi in poliestere puro, magari attratti dalla vestibilità o dalla stampa carina. Il poliestere non respira, trattiene il calore, e in molti casi rende tutto più difficile, dalla sudorazione al cattivo odore. Va bene in inverno, non sotto il sole. Altro equivoco frequente è pensare che basti il colore chiaro per sentirsi freschi. Certo, il bianco riflette la luce, ma se il taglio è aderente o il tessuto non traspira, l’effetto sauna è garantito.

C’è poi un dettaglio che spesso si sottovaluta: le cuciture. Anche il miglior tessuto del mondo, se abbinato a una fodera sintetica o cucito male, può diventare pesante. Soprattutto nei blazer estivi o negli abiti eleganti, è importante controllare che le finiture siano pulite, leggere, adatte alla stagione. Una fodera troppo spessa, ad esempio, può rovinare completamente l’effetto di un bel lino o di una viscosa fluida.
Saper riconoscere un buon tessuto è come imparare a leggere una lingua che parla del tuo corpo, del tuo modo di stare al mondo, del tuo tempo. Non serve essere esperte, basta farci caso, così eviti acquisti inutili, ti senti più comoda e ti godi l’estate senza l’ansia della piega o del sudore.