Nel 2016, Parigi significava terrore per Kim Kardashian. Oggi, quasi dieci anni dopo, significa riscatto. Kim Kardashian trasforma l’aula di tribunale in una passerella potentissima.
Si è presentata così, al Palazzo di Giustizia, con un lungo abito nero vintage firmato John Galliano e al collo una collana che sembra gridare più di mille parole: 80 diamanti per un totale di 52 carati, una pietra centrale a forma di pera da oltre 10, e un valore dichiarato di 3 milioni di dollari. Se nel 2016 quei gioielli furono sottratti in una notte violenta, oggi sono diventati il suo linguaggio. O meglio, lo sono diventati altri, diversi, scelti con cura, quelli firmati Samer Halimeh.
Kim non si limita a essere presente. Costruisce la propria presenza come solo lei sa fare: con rigore, teatralità contenuta e un uso chirurgico della moda. Il look è nero, deciso, composto, ma è il dettaglio prezioso a ribaltare il senso. C’è quella consapevolezza fredda di chi ha imparato a controllare ogni fotogramma della propria vita pubblica. E c’è Kris. Sì, la madre Kris Jenner, presente come sempre, ma con un dettaglio nuovo: a 69 anni sembra la sorella più grande. Capelli slicked-back, completo scuro con blazer a quadri, occhiali scuri, pelle liscia, andatura decisa. E da tempo ormai, lo sappiamo, Kris non è solo madre. È la momager.
Kim Kardashian e l’arte di trasformare il trauma in estetica
Quello che è accaduto nel 2016 ha lasciato un segno forte in Kim Kardashian. Durante la Fashion Week di Parigi del 2016 fu vittima di una rapina violenta nella suite dell’Hôtel de Pourtalès, nel cuore dell’ottavo arrondissement. Era sola, nella notte, quando un gruppo di uomini armati fece irruzione mascherato da agenti di polizia. La legarono, la minacciarono con una pistola e la rinchiusero nel bagno. I ladri rubarono gioielli per un valore stimato di circa 9 milioni di euro, tra cui un anello di diamanti da 20 carati. È stato uno dei furti più clamorosi mai subiti da una celebrity nella storia recente.

Per Kim non fu solo una perdita materiale, ma uno spartiacque personale. Da quel momento la sua vita cambiò: meno esposizione, più sicurezza, un approccio più riservato alla presenza pubblica, almeno per un periodo. Quella notte segnò anche l’inizio di un lungo processo che solo ora, nel 2025, arriva alla sua fase finale. Quando entra in tribunale nel maggio 2025, lo fa da donna che ha ripreso in mano il proprio racconto. L’abito è John Galliano, un pezzo d’archivio nero con spalle a sbuffo e bottoni dorati. Ma è il gioiello che sposta tutto. Quella collana – oro bianco 18 carati, pietra centrale da 10,13, firmata Halimeh – brilla, più del nostro futuro.
Intanto, a un passo da lei, Kris Jenner entra in scena come fosse alla sua quarta stagione di reboot. Il completo oversize, i capelli perfettamente acconciati e tirati indietro, gli occhiali da sole che coprono ma non nascondono. Tutti notano quanto sia cambiata, quanto sembri ringiovanita. I commenti non tardano: la madre sembra la sorella maggiore. Interventi estetici? Difficile dirlo, ma in fondo poco importa. Perché da sempre Kris non è lì per farsi guardare, ma per dirigere lo sguardo. Da dietro le quinte, ha costruito un impero fatto di filtri, post, conferenze stampa e interviste dosate. A 69 anni, continua a orchestrare ogni dettaglio come fosse un episodio in diretta.

La scena al Palais de Justice è una sfilata. Non ci sono passerelle, ma ci sono flash. Non c’è musica, ma c’è ritmo. E quel ritmo lo detta il modo in cui Kim e Kris si muovono. Una madre e una figlia che sanno perfettamente che ogni presenza è anche rappresentazione. E se da un lato c’è il trauma, dall’altro c’è la capacità di trasformarlo in materiale narrativo. In un sistema dove l’immagine è potere, nulla viene lasciato al caso.
Alla fine, la domanda che resta non è se Kim abbia vinto o meno. Ma se il suo modo di comunicare sia ormai diventato un manuale. Ogni apparizione è una lezione. Di immagine, ma anche di resistenza. E se anche un diamante può essere un modo per dire non mi spezzo, allora il suo valore, almeno per oggi, non è in carati. Ma in significato.