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Alberto Zambelli ci racconta la sua sfilata

Delle magiche creature degli abissi per la sfilata autunno-inverno 2019/20 di Alberto Zambelli. Lo stilista ci racconta come è nata la sua collezione.

Dopo averci stupito con la sua collezione spring summer 2019 ispirata all’arte e alle opere dell’artista Antonio Canova, per la fall winter 2019-2020, Alberto Zambelli traduce il mare e il suo movimento: nelle profondità, dove l’occhio umano di rado arriva, emergono come creature degli abissi forme organiche che danzano e si muovono al ritmo della corrente placida.

Si gonfiano e poi ritornano e si avviluppano su se stesse in forme decostruite e morbide. Al movimento, la paillette si increspa iridescente, la seta scivola cadente sul corpo, il velluto si annoda e l’organza, come se l’acqua la sostenesse, forma voluminose rotondità.

Talvolta, le strutture acquistano una forza diversa, si caricano di energia e si muovono come in una coreografia contemporanea. I movimenti vivi ricordano la danza di Pina Baush nella loro istintività e in tutta la loro naturalezza. Una danza in apnea al fonema dell’acqua.

Come delle membrane, i materiali, iniziano a prendere possesso del corpo che è al loro interno e lo avvolgono senza mutarne la natura. Fili di lana ingabbiati dalla seta si muovono sinuosi come alghe leggere. I colori sembrano filtrati come se la corrente con il suo movimento li avesse levigati, le tonalità fossero mutate nelle profondità del mare, e la luce brillasse soltanto nei punti in cui l’acqua le fa da specchio.

LA COLLEZIONE IN PILLOLE

COLORI: Alga, Medusa, Spugna, Razza, Polpo, Acciuga, Dentice

FORME: Kimono, Matita, Drappeggi, Maschile, Oversize

LUNGHEZZE: Mini, Midi, Maxi

ACCESSORI: Chiusure in perle, Orecchini e Clutch in marmo, Sandalo Platform

Dal vivo la collezione di Alberto Zambelli si è contraddistinta per lavorazione pregiate, effetti altamente scenografici e tecnologiche dei tessuti all’avanguardia. L’effetto ricreato dal designer per esprimere il mood sottomarino e i suoi molteplici effluvi, è stato di grande impatto.

Ma scopriamo nel dettaglio che cosa ci ha detto il designer in questa intervista:

Come nasce la nuova collezione?

La collezione 2019-2020 ha origini dagli abissi, dai quali la donna Albero Zambelli nasce. Il mare con le sue creature diventano i soggetti. Gli abiti si trasformano in elemnti acquatici dalle sfumature organiche: la pailette riflette la luce dell’acqua, le meduse si tramutano in voluminose organze e le alghe vengono sostituite da lavorazioni con nastri di chiffon.

Il pezzo iconico di questa collezione?

Ogni abito racconta una sfumatura diversa del tema trattato e l’uscita che più rappresenta la collezione è proprio la prima. Un over-coat decostruitto cintato in vita da un sottile gros grain. La particolarità è data da queste maniche che si raccolgono in pieghe dall’aspetto naturale. il tessuto esalta ulteriormente il capo: fili di lana vengono ingabbiati da un duplice strato di organza in seta.

In che cosa si differenzia dall’ultima?

Mentre la summer spring 2019 aveva come tema l’arte e in particolare Antonio Canova, conosciuto per la sua maestria nella statuaria neoclassica, la fall winter 2019-2020, parte da un qualcosa di estremamente primario e naturale. È come se tutto avesse avuto origine da un principio originario dando così vita a delle creazioni dall’aspetto organico e decostruito. Le forme si perdono così in torsioni e avviluppi, e la pelette, che sembra sbiadita dalle correnti, colora quel bianco lunare della precedente collezione.

Chi è la donna che veste Zambelli?

La donna che veste Zambelli nella dinamicità del quotidiano riesce a dedicare tempo alla sua ricerca personale e fa della cultura e dell’arte il manifesto del suo essere. È attenta ai materiali, alla sartoria e nella sua visione minimale dà vita ad una femminilità nuova.

Un progetto o un sogno che vorresti realizzare a breve?

Ho in programma la realizzazione di una capsule collection in seta etica totalmente sostenibile grazie alla collaborazione di una filiera certificata 100% made in Italy.

Di FRANCO LORENZON

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